José Carlos Martinat
José Carlos Martinat nasce a Lima in Perù nel 1974, dove vive e lavora tuttora. La sua pratica si colloca al confine fra il mondo reale e virtuale e le sue fonti di ispirazione si rifanno all’architettura e al contesto urbano, alle memorie umane e tecnologiche.
Le sue installazioni multimediali e assemblaggi scultorei incorporano diversi materiali e strategie capaci di alterare i preconcetti in merito all’appartenenza delle cose, portando nel contesto della galleria ciò che è destinato alla strada, come una sorta di contemporaneo archeologo. Questo metodo estemporaneo si manifesta in numerose declinazioni. Le opere/insegna sono prodotte tramite il trasferimento di loghi di partiti politici, trovati sui muri della città, attraverso una pratica di distaccamento della superficie pittorica. Queste cosiddette Pintas sono delle appropriazioni di frammenti di slogan politici che terminano per entrare a far parte delle pareti delle gallerie d’arte. L’attrazione verso l’architettura modernista si mescola nel caso di Martinat, a una tendenza per una certa estetica del kitsch, che egli articola includendo loghi, colori stridenti e metodologie della street art.
La sua serie Ejercicios Superficiales comprende un insieme di lavori realizzati con differenti media,che evoca un’idea di superficialità nell’uso appunto di superfici prefabbricate ricoperte da graffiti.
Questa “superficialità” nelle intenzioni, o meglio il suo amore per le superficie, è presente anche nella composizione scultorea Monumentos Vandalizables – Abstracción del Poder presentata alla Biennale di Mercosul del 2009, dove frammenti di emblematici edifici progettati da Oscar Niemeyer per la futuristica Brasilia, sono costruiti in legno laccato bianco, e successivamente offerti ai visitatori della mostra per verniciarli a spruzzo con slogan, graffiti e altre tecniche di intervento. L’imbrattamento dell’icona potrebbe apparire come una boutade ribelle, che serve invece in realtà a perpetuare l’iconografia del modernismo. Potrebbe essere considerata inoltre, come una forza liberatrice di fronte al diffuso abuso di potere.
José Carlo Martinat ha proficuamente esposto a livello internazionale in istituzioni e eventi come: Perez art museum, Miami (2018); Luckman Fine Arts Complex, Los Angeles, (2017); Museo de Arte de Zapopán, México (2017); XII Bienal de la Habana, Cuba (2015); VII and X Mercosur Biennale, Brasile (2009 and 2015); Saatchi Gallery, Londra (2014); Tate Modern, Londra (2013); Biennale of Visual Arts, Irlanda (2012); Noord-Holland Biennale, Paesi Bassi (2012); Museum of Latin American Art, Los Angeles (2012); IX Shanghai Biennale, Cina (2012); Estação Pinacoteca, Brasile (2011); Museum of Contemporary Art, Miami (2011); Trienal Poligráfica de Puerto Rico, Puerto Rico (2009); Museo de ArteContemporáneo de Vigo, Spagna (2007); IFA (Germania), La Laboral, Spagna (2007); MALI, Lima (Lima), fra gli altri.
Le sue opere fanno parte di collezioni internazionali fra le quali: Tate Modern (Londra, UK), MoMA (New York, USA); Malba (Buenos Aires,Argentina); Saatchi Collection (Londra, UK); Mali (Lima, Perú). É rappresentato da Galería Leme di San Paolo e Revolver Galería (Lima-Perú e Buenos Aires-Argentina).
José Carlos Martinat nasce a Lima in Perù nel 1974, dove vive e lavora tuttora. La sua pratica si colloca al confine fra il mondo reale e virtuale e le sue fonti di ispirazione si rifanno all’architettura e al contesto urbano, alle memorie umane e tecnologiche.
Le sue installazioni multimediali e assemblaggi scultorei incorporano diversi materiali e strategie capaci di alterare i preconcetti in merito all’appartenenza delle cose, portando nel contesto della galleria ciò che è destinato alla strada, come una sorta di contemporaneo archeologo. Questo metodo estemporaneo si manifesta in numerose declinazioni. Le opere/insegna sono prodotte tramite il trasferimento di loghi di partiti politici, trovati sui muri della città, attraverso una pratica di distaccamento della superficie pittorica. Queste cosiddette Pintas sono delle appropriazioni di frammenti di slogan politici che terminano per entrare a far parte delle pareti delle gallerie d’arte. L’attrazione verso l’architettura modernista si mescola nel caso di Martinat, a una tendenza per una certa estetica del kitsch, che egli articola includendo loghi, colori stridenti e metodologie della street art.
La sua serie Ejercicios Superficiales comprende un insieme di lavori realizzati con differenti media,che evoca un’idea di superficialità nell’uso appunto di superfici prefabbricate ricoperte da graffiti.
Questa “superficialità” nelle intenzioni, o meglio il suo amore per le superficie, è presente anche nella composizione scultorea Monumentos Vandalizables – Abstracción del Poder presentata alla Biennale di Mercosul del 2009, dove frammenti di emblematici edifici progettati da Oscar Niemeyer per la futuristica Brasilia, sono costruiti in legno laccato bianco, e successivamente offerti ai visitatori della mostra per verniciarli a spruzzo con slogan, graffiti e altre tecniche di intervento. L’imbrattamento dell’icona potrebbe apparire come una boutade ribelle, che serve invece in realtà a perpetuare l’iconografia del modernismo. Potrebbe essere considerata inoltre, come una forza liberatrice di fronte al diffuso abuso di potere.
José Carlo Martinat ha proficuamente esposto a livello internazionale in istituzioni e eventi come: Perez art museum, Miami (2018); Luckman Fine Arts Complex, Los Angeles, (2017); Museo de Arte de Zapopán, México (2017); XII Bienal de la Habana, Cuba (2015); VII and X Mercosur Biennale, Brasile (2009 and 2015); Saatchi Gallery, Londra (2014); Tate Modern, Londra (2013); Biennale of Visual Arts, Irlanda (2012); Noord-Holland Biennale, Paesi Bassi (2012); Museum of Latin American Art, Los Angeles (2012); IX Shanghai Biennale, Cina (2012); Estação Pinacoteca, Brasile (2011); Museum of Contemporary Art, Miami (2011); Trienal Poligráfica de Puerto Rico, Puerto Rico (2009); Museo de ArteContemporáneo de Vigo, Spagna (2007); IFA (Germania), La Laboral, Spagna (2007); MALI, Lima (Lima), fra gli altri.
Le sue opere fanno parte di collezioni internazionali fra le quali: Tate Modern (Londra, UK), MoMA (New York, USA); Malba (Buenos Aires,Argentina); Saatchi Collection (Londra, UK); Mali (Lima, Perú). É rappresentato da Galería Leme di San Paolo e Revolver Galería (Lima-Perú e Buenos Aires-Argentina).