»daß die Göttin nicht himmelwärts, sondern herab nach ihren Freunden blickt«
L’analisi approfondita delle antiche leggende, esposta da Giorgio Agamben, rivela l’esistenza di quattro divinità che vegliano sulla nascita dell’uomo: il “Daimon”, che incarna il percorso predestinato della vita, “Tyche”, rappresentante la fortunata coincidenza o l’infelice casualità, “Eros”, l’amore stesso, e “Ananke”, l’inevitabilità necessaria del destino.
Prima o poi, nella vita, tutti dovranno confrontarsi con loro. Sono poteri ambigui e vivere sotto la loro guida implica trovarsi in uno stato costante di “avventura”. Quest’avventura non è una grande follia o una semplice fuga dalla realtà; al contrario, è la condizione fondamentale della nostra esistenza.
Tuttavia, si può sopportare solo questa certa incertezza, perché c’è una quinta dea, sostiene Agamben, che guida discretamente le nostre vite dal fondo buio della scatola di Pandora, dove una volta è stata lasciata: “Elpis”, l’incarnazione della speranza.
L’amicizia, lungi dall’essere una relazione isolata tra due individui, è una condizione altrettanto fondamentale. Primariamente, è una forma di vita capace di creare uno spazio comune di convivialità, in cui ci si sentirà riconosciuti e si potrà condividere esperienze. Vicinanza e affinità.
Pertanto, la Galleria Secci è estremamente lieta di presentare »daß die Göttin nicht himmelwärts, sondern herab nach ihren Freunden blickt« a Firenze, dal 1 marzo al 6 aprile 2024.
La mostra collettiva è una testimonianza dell’importanza dell’amicizia. Riunisce 32 artisti internazionali di diverse generazioni, provenienti da vari contesti e continenti. Il titolo è tratto dal Viaggio in Italia di Johann Wolfgang von Goethe (1786-1788), che, mentre ammirava un dipinto di Tiziano, si rese conto della straordinaria relazione tra il regno spirituale e quello umano: »che la dea non guarda verso l’alto, ma giù verso i suoi amici.«
E grazie a tali amicizie, la mostra – sperabilmente – contribuisce a »un mondo che diventa più ampio e l’arte più abbondante«.
»daß die Göttin nicht himmelwärts, sondern herab nach ihren Freunden blickt« si colloca in sintonia con le mostre fiorentine di André Butzer Liebe, Glaube und Hoffnung al Museo Novecento (1 marzo – 9 giugno 2024) e »… und der Tod ist auch ein Leben.« al Museo Stefano Bardini (22 marzo – 9 giugno 2024).
L’analisi approfondita delle antiche leggende, esposta da Giorgio Agamben, rivela l’esistenza di quattro divinità che vegliano sulla nascita dell’uomo: il “Daimon”, che incarna il percorso predestinato della vita, “Tyche”, rappresentante la fortunata coincidenza o l’infelice casualità, “Eros”, l’amore stesso, e “Ananke”, l’inevitabilità necessaria del destino.
Prima o poi, nella vita, tutti dovranno confrontarsi con loro. Sono poteri ambigui e vivere sotto la loro guida implica trovarsi in uno stato costante di “avventura”. Quest’avventura non è una grande follia o una semplice fuga dalla realtà; al contrario, è la condizione fondamentale della nostra esistenza.
Tuttavia, si può sopportare solo questa certa incertezza, perché c’è una quinta dea, sostiene Agamben, che guida discretamente le nostre vite dal fondo buio della scatola di Pandora, dove una volta è stata lasciata: “Elpis”, l’incarnazione della speranza.
L’amicizia, lungi dall’essere una relazione isolata tra due individui, è una condizione altrettanto fondamentale. Primariamente, è una forma di vita capace di creare uno spazio comune di convivialità, in cui ci si sentirà riconosciuti e si potrà condividere esperienze. Vicinanza e affinità.
Pertanto, la Galleria Secci è estremamente lieta di presentare »daß die Göttin nicht himmelwärts, sondern herab nach ihren Freunden blickt« a Firenze, dal 1 marzo al 6 aprile 2024.
La mostra collettiva è una testimonianza dell’importanza dell’amicizia. Riunisce 32 artisti internazionali di diverse generazioni, provenienti da vari contesti e continenti. Il titolo è tratto dal Viaggio in Italia di Johann Wolfgang von Goethe (1786-1788), che, mentre ammirava un dipinto di Tiziano, si rese conto della straordinaria relazione tra il regno spirituale e quello umano: »che la dea non guarda verso l’alto, ma giù verso i suoi amici.«
E grazie a tali amicizie, la mostra – sperabilmente – contribuisce a »un mondo che diventa più ampio e l’arte più abbondante«.
»daß die Göttin nicht himmelwärts, sondern herab nach ihren Freunden blickt« si colloca in sintonia con le mostre fiorentine di André Butzer Liebe, Glaube und Hoffnung al Museo Novecento (1 marzo – 9 giugno 2024) e »… und der Tod ist auch ein Leben.« al Museo Stefano Bardini (22 marzo – 9 giugno 2024).