ARCO

Eduardo Secci è lieta di annunciare la sua partecipazione ad ARCO Madrid 2022. Per l’occasione la Galleria presenta una selezione di artisti in evidenza con nuove collaborazioni e le opere di alcuni grandi maestri. I seguenti artisti saranno esposti all’interno della fiera: Alfredo Pirri, Andrea Galvani, Daria Dmytrenko, Kevin Francis Gray, Luisa Rabbia, Matthew Ritchie e Radu Oreian.
STAND N. 9D29
Anteprima stampa/VIP:
mercoledì 23 febbraio, 11-20
Giovedì 24 febbraio, 12-20
venerdì 25 febbraio, dalle 12 alle 15
Ingresso generale:
venerdì 25 febbraio, ore 15.00 – 20.00
sabato 26 febbraio, dalle 12 alle 20
domenica 27 febbraio, dalle 12 alle 18
Eduardo Secci è lieta di annunciare la sua partecipazione ad ARCO Madrid 2022. Per l’occasione la Galleria presenta una selezione di artisti in evidenza con nuove collaborazioni e le opere di alcuni grandi maestri. I seguenti artisti saranno esposti all’interno della fiera: Alfredo Pirri, Andrea Galvani, Daria Dmytrenko, Kevin Francis Gray, Luisa Rabbia, Matthew Ritchie e Radu Oreian.
STAND N. 9D29
Anteprima stampa/VIP:
mercoledì 23 febbraio, 11-20
Giovedì 24 febbraio, 12-20
venerdì 25 febbraio, dalle 12 alle 15
Ingresso generale:
venerdì 25 febbraio, ore 15.00 – 20.00
sabato 26 febbraio, dalle 12 alle 20
domenica 27 febbraio, dalle 12 alle 18
- InquireScopri il lavoro diRadu OreianRadu Oreian‘, 2021, oil and mediums on canvas, 135×100 cm (53.1×39.3 in), Photo The Knack Studio, Courtesy the artist and NOVO – Eduardo Secci, Florence, Milan_1
- InquireKevin Francis Gray, An Ceann Buí, 2021, Photo The Knack Studio, Courtesy the artist and Eduardo Secci Milano_1
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- Radu Oreian, ‘, 2021, oil and mediums on canvas, 135×100 cm (53.1×39.3 in), Photo The Knack Studio, Courtesy the artist and NOVO – Eduardo Secci, Florence, Milan_1
- Bea Bonafini, ‘artista e Eduardo Secci Firenze 1
- Kevin Francis Gray, An Ceann Buí, 2021, Photo The Knack Studio, Courtesy the artist and Eduardo Secci Milano_1
Luisa Rabbia (1970, Pinerolo, Italia) vive e lavora a Brooklyn, NY. Si è formata all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
L’artista fonde le distinzioni fatte tra l’umano e il naturale, esprimendo empatia con il cosmo attraverso i paesaggi organici e corporei dei suoi ampi dipinti La scala delle sue opere si adatta ai temi esplorati rappresentando spesso figure astratte sovrapposte che si uniscono e spezzano, superando apparentemente la loro fisicità. L’artista allude a processi naturali interconnessi che sviluppano un filo conduttore tra microcosmi e macrocosmi e li intrecciano in uno stato nebuloso primordiale. In continua evoluzione e trasformazione, le sue forme in tonalità espressive evocano anche transizioni spirituali. A una osservazione più ravvicinata e a un livello più intimo, il suo processo fisico e intuitivo diventa visibile con la pittura ritmicamente raschiata, la stratificazione dei segni di matita e le impronte dei polpastrelli. Rabbia si riferisce alle minuscole tracce che ognuno lascia nel corso della vita, ma allo stesso tempo afferma una visione espansiva e interconnessa di un universo più ampio.
Tra le mostre personali: Collezione Maramotti, Reggio Emilia; Isabella Stewart Gardner Museum, Boston; Fundación PROA, Buenos Aires; Fondazione Querini Stampalia, Venezia; Fondazione Merz, Torino. Tra le mostre collettive: Magazzino Italian Art Foundation, Cold Spring, New York; Manifesta 12, Palazzo Drago, Palermo; Palazzo delle Esposizioni, Roma; Biennale del Disegno 2016, Museo della Città, Rimini; Lismore Castle; Shirley Fiterman Art Center, New York; Maison Particulière, Bruxelles; Carpenter Center for the Visual Arts, Università di Harvard, Cambridge; Museo del Novecento, Milano; MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma; Museum of Contemporary Art Shanghai.
Luisa Rabbia (1970, Pinerolo, Italia) vive e lavora a Brooklyn, NY. Si è formata all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
L’artista fonde le distinzioni fatte tra l’umano e il naturale, esprimendo empatia con il cosmo attraverso i paesaggi organici e corporei dei suoi ampi dipinti La scala delle sue opere si adatta ai temi esplorati rappresentando spesso figure astratte sovrapposte che si uniscono e spezzano, superando apparentemente la loro fisicità. L’artista allude a processi naturali interconnessi che sviluppano un filo conduttore tra microcosmi e macrocosmi e li intrecciano in uno stato nebuloso primordiale. In continua evoluzione e trasformazione, le sue forme in tonalità espressive evocano anche transizioni spirituali. A una osservazione più ravvicinata e a un livello più intimo, il suo processo fisico e intuitivo diventa visibile con la pittura ritmicamente raschiata, la stratificazione dei segni di matita e le impronte dei polpastrelli. Rabbia si riferisce alle minuscole tracce che ognuno lascia nel corso della vita, ma allo stesso tempo afferma una visione espansiva e interconnessa di un universo più ampio.
Tra le mostre personali: Collezione Maramotti, Reggio Emilia; Isabella Stewart Gardner Museum, Boston; Fundación PROA, Buenos Aires; Fondazione Querini Stampalia, Venezia; Fondazione Merz, Torino. Tra le mostre collettive: Magazzino Italian Art Foundation, Cold Spring, New York; Manifesta 12, Palazzo Drago, Palermo; Palazzo delle Esposizioni, Roma; Biennale del Disegno 2016, Museo della Città, Rimini; Lismore Castle; Shirley Fiterman Art Center, New York; Maison Particulière, Bruxelles; Carpenter Center for the Visual Arts, Università di Harvard, Cambridge; Museo del Novecento, Milano; MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma; Museum of Contemporary Art Shanghai.

Daria Dmytrenko (1993, Dnipropetrovsk, Ukraine) lives and works in Venice. After receiving her initial artistic training in Dnipropetrovsk, she studied painting at the National Academy of Visual Arts and Architecture in Kyiv (2012-15) and graduated from the Academy of Fine Arts in Venice in 2021. Through her painting, the artist explores the visual expression of the subconscious, using intuitive impulses as a tool to bring forth deep memories and transform them into composition. Her works have been exhibited in several shows, including Journey to the Center of the Mind, Stems (Paris, 2024), What’s Behind the Gloom, Setareh (Düsseldorf, 2023), Degree Show II, Palazzo Monti (Brescia, 2021); Extraordinario, Vulcano agenzia VEGA (Venice, 2020); 103rd Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Galleria Piazza San Marco (Venice, 2020); Spin Off, Calle Lunga Santa Caterina (Venice, 2019); Speculum Mundi, Davide Gallo (Milan, 2018); Upon a Time, Galleria Eduardo Secci (Florence, 2022); Fluuuuuido, Cassina Projects (Milan, 2022)
Daria Dmytrenko (1993, Dnipropetrovsk, Ukraine) lives and works in Venice. After receiving her initial artistic training in Dnipropetrovsk, she studied painting at the National Academy of Visual Arts and Architecture in Kyiv (2012-15) and graduated from the Academy of Fine Arts in Venice in 2021. Through her painting, the artist explores the visual expression of the subconscious, using intuitive impulses as a tool to bring forth deep memories and transform them into composition. Her works have been exhibited in several shows, including Journey to the Center of the Mind, Stems (Paris, 2024), What’s Behind the Gloom, Setareh (Düsseldorf, 2023), Degree Show II, Palazzo Monti (Brescia, 2021); Extraordinario, Vulcano agenzia VEGA (Venice, 2020); 103rd Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Galleria Piazza San Marco (Venice, 2020); Spin Off, Calle Lunga Santa Caterina (Venice, 2019); Speculum Mundi, Davide Gallo (Milan, 2018); Upon a Time, Galleria Eduardo Secci (Florence, 2022); Fluuuuuido, Cassina Projects (Milan, 2022)

Andrea Galvani (nato in Italia nel 1973) vive e lavora da molti anni tra New York e Città del Messico. La sua ricerca concettuale si avvale di fotografia, disegno, scultura, performance, neon, materiali d’archivo e grandi audio e video installazioni che vengo sviluppate intorno all’ architettura degli spazi espositivi. I suoi progetti sembrano aumentare la nostra consapevolezza, attingendo a concetti e strumenti provenienti da diverse discipline e assumendo spesso linguaggi e metodologie di carattere scientifico.
Il lavoro di Galvani è stato esposto a livello internazionale in importanti musei e spazi istituzionali tra cui ricordiamo: il Whitney Museum di New York, la 4th Moscow Biennale of Contemporary Art di Mosca, Mediations Biennale di Poznan, in Polonia, Aperture Foundation, New York; The Calder Foundation, New York; Pavilion – Center for Contemporary Art and Culture, Bucharest; il Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; Museo Macro, Roma; GAMeC, Bergamo; De Brakke Grond, Amsterdam; Den Frie Centre of Contemporary Art, Copenaghen; Sculpture Center, New York; e molti altri. Le sue opere fanno parte delle principali collezioni pubbliche e private in Europa, nelle Americhe, in Asia e in Africa, tra cui: la Collezione permanente presso il Dallas Museum of Art, Texas; Deutsche Bank Collection, Londra; Artist Pension Trust, New York; la Contemporary Art Society, Aspen Collection, New York; la UniCredit Art Collection, Milano; the Permanent Collection of the United States Library of Congress, Prints and Photographs Division, Washington, DC; il Mart Museum of Modern and Contemporary Art di Trento e Rovereto; la 500 Capp Street Foundation, San Francisco; MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma; The Armory Show, New York e MACRO Testaccio, Roma. Tra i moltissimi grant e residency internazionali ricordiamo la sua partecipazione a Location One International Artist Residency Program a New York (2008), LMCC Lower Manhattan Cultural Council (2009), e il MIA Artist Space / Columbia University Department of Fine Arts (2010). Nel 2011 ha ricevuto il New York Exposure Prize ed è stato nominato per il prestigioso Deutsche Börse Photography Prize. Nel 2016, il Museo del Mart di Trento e Rovereto ha presentato la prima retrospettiva midcareer di Galvani in Europa. Nel 2017, il suo lavoro è stato selezionato per rappresentare la Deutsche Bank Collection a Frieze New York. Nel 2019 ha ricevuto il prestigioso Audemars Piguet Prize.
Andrea Galvani (nato in Italia nel 1973) vive e lavora da molti anni tra New York e Città del Messico. La sua ricerca concettuale si avvale di fotografia, disegno, scultura, performance, neon, materiali d’archivo e grandi audio e video installazioni che vengo sviluppate intorno all’ architettura degli spazi espositivi. I suoi progetti sembrano aumentare la nostra consapevolezza, attingendo a concetti e strumenti provenienti da diverse discipline e assumendo spesso linguaggi e metodologie di carattere scientifico.
Il lavoro di Galvani è stato esposto a livello internazionale in importanti musei e spazi istituzionali tra cui ricordiamo: il Whitney Museum di New York, la 4th Moscow Biennale of Contemporary Art di Mosca, Mediations Biennale di Poznan, in Polonia, Aperture Foundation, New York; The Calder Foundation, New York; Pavilion – Center for Contemporary Art and Culture, Bucharest; il Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; Museo Macro, Roma; GAMeC, Bergamo; De Brakke Grond, Amsterdam; Den Frie Centre of Contemporary Art, Copenaghen; Sculpture Center, New York; e molti altri. Le sue opere fanno parte delle principali collezioni pubbliche e private in Europa, nelle Americhe, in Asia e in Africa, tra cui: la Collezione permanente presso il Dallas Museum of Art, Texas; Deutsche Bank Collection, Londra; Artist Pension Trust, New York; la Contemporary Art Society, Aspen Collection, New York; la UniCredit Art Collection, Milano; the Permanent Collection of the United States Library of Congress, Prints and Photographs Division, Washington, DC; il Mart Museum of Modern and Contemporary Art di Trento e Rovereto; la 500 Capp Street Foundation, San Francisco; MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma; The Armory Show, New York e MACRO Testaccio, Roma. Tra i moltissimi grant e residency internazionali ricordiamo la sua partecipazione a Location One International Artist Residency Program a New York (2008), LMCC Lower Manhattan Cultural Council (2009), e il MIA Artist Space / Columbia University Department of Fine Arts (2010). Nel 2011 ha ricevuto il New York Exposure Prize ed è stato nominato per il prestigioso Deutsche Börse Photography Prize. Nel 2016, il Museo del Mart di Trento e Rovereto ha presentato la prima retrospettiva midcareer di Galvani in Europa. Nel 2017, il suo lavoro è stato selezionato per rappresentare la Deutsche Bank Collection a Frieze New York. Nel 2019 ha ricevuto il prestigioso Audemars Piguet Prize.

Matthew Ritchie nasce a Londra nel 1964, si laurea al Camberwell College of Art nel 1986 ed emigra negli Stati Uniti d’America nel 1987. Oggi vive e lavora a New York.
Le sue opere, quali installazioni ambientali di dipinti, disegni a parete, giochi, sculture, film e performance, rappresentano una continua indagine sull’idea di incarnazione dell’ informazione, esplorata tramite un universo condiviso di storie e immagini interconnesse che attingono dagli ambiti dell’arte, architettura, scienza, fantasia, sociologia, antropologia, mitologia, storia e delle dinamiche culturali, tutti uniti da un unico linguaggio visivo. Egli descrive generazioni di sistemi, idee e le loro relative interpretazioni in una sorta di ragnatela celebrale, concretizzando teorie di informazioni e ere effimere e intangibili in una forma gestuale unica e riconoscibile, che enfatizzi soprattutto le tracce della presenza umana.
Nel 1997, l’artista dà inizio a una serie di dipinti e installazioni intitolate The Main Sequence, che mirano a rappresentare visivamente la teoria del tutto tramite una narrazione frammentata. Ogni dipinto della serie si sviluppa come parte di un gioco interattivo che tenta di sintetizzare un intero campo di conoscenze, come quelle della fisica e biologia, tramite una storia stratificata ed immersiva. Matthew Ritchie è anche impegnato nel campo di ambiziosi progetti di arte pubblica, che proiettano complesse idee in spazi comunitari, focalizzandosi su progetti in cui il contenuto informativo del posto possa essere integrato nella forma architettonica del lavoro.
Negli ultimi anni, l’artista ha inoltre portato avanti un progetto per tracciare una storia visiva completa del segno di notazione o diagramma. Divisa in 3 parti: The Temptation of the Diagram, Surrender to the Diagram e The Demon in the Diagram, l’indagine ancora in corso si è manifestata in una serie di dipinti, performance, installazioni e una pubblicazione che esamina l’influenza del linguaggio notazionale sul sistema e sulla produzione del linguaggio. La raccolta di lavori più recenti di Matthew Ritchie, Time Diagrams, un’ambiziosa sequenza di 100 parti fra dipinti, pavimenti, pareti e performance, cerca di studiare la struttura e il linguaggio informativo della storia.
Ritchie ha esposto a livello internazionale negli ultimi vent’anni, incluse mostre personali presso Moody Center for the Arts at Rice University, Houston, TX (2018); Institute of Contemporary Art, Boston, MA (2014); ZKM Karlsruhe (2012); Barbican Theatre, Londra, UK (2012); Brooklyn Academy of Music (2009); NY, St. Louis Art Museum, MO (2007); MASS MoCA, North Adams, MA (2004); Contemporary Art Museum, Houston, TX (2003); and Dallas Museum of Art, TX (2001).
Recentemente è stato premiato del 2018-19 Dasha Zhukova Distinguished Visiting Artist al MIT Center for Art, Science & Technology. Le sue opere sono state esposte alla Whitney Biennial nel 1997, Sydney Biennale nel 2002, Bienal de Sao Paulo nel 2004, Seville Bienal nel 2008, Havana Bienal, e all’11esima Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, Italia nel 2008; così come in importanti esposizioni presso il Solomon R. Guggenheim Museum, New York, NY; il Museum of Modern Art, New York, NY e il San Francisco Museum of Modern Art, CA.
Il suo lavoro è entrato a far parte di prestigiose collezioni permanenti come: Museum of Modern Art, New York, NY; Solomon R. Guggenheim Museum, New York, NY; Whitney Museum of American Art, New York, NY; San Francisco Museum of Modern Art, CA; Collezione Maramotti, Reggio Emilia, Italy; e the MIT List Visual Arts Center, Boston, MA fra le altre.
Matthew Ritchie nasce a Londra nel 1964, si laurea al Camberwell College of Art nel 1986 ed emigra negli Stati Uniti d’America nel 1987. Oggi vive e lavora a New York.
Le sue opere, quali installazioni ambientali di dipinti, disegni a parete, giochi, sculture, film e performance, rappresentano una continua indagine sull’idea di incarnazione dell’ informazione, esplorata tramite un universo condiviso di storie e immagini interconnesse che attingono dagli ambiti dell’arte, architettura, scienza, fantasia, sociologia, antropologia, mitologia, storia e delle dinamiche culturali, tutti uniti da un unico linguaggio visivo. Egli descrive generazioni di sistemi, idee e le loro relative interpretazioni in una sorta di ragnatela celebrale, concretizzando teorie di informazioni e ere effimere e intangibili in una forma gestuale unica e riconoscibile, che enfatizzi soprattutto le tracce della presenza umana.
Nel 1997, l’artista dà inizio a una serie di dipinti e installazioni intitolate The Main Sequence, che mirano a rappresentare visivamente la teoria del tutto tramite una narrazione frammentata. Ogni dipinto della serie si sviluppa come parte di un gioco interattivo che tenta di sintetizzare un intero campo di conoscenze, come quelle della fisica e biologia, tramite una storia stratificata ed immersiva. Matthew Ritchie è anche impegnato nel campo di ambiziosi progetti di arte pubblica, che proiettano complesse idee in spazi comunitari, focalizzandosi su progetti in cui il contenuto informativo del posto possa essere integrato nella forma architettonica del lavoro.
Negli ultimi anni, l’artista ha inoltre portato avanti un progetto per tracciare una storia visiva completa del segno di notazione o diagramma. Divisa in 3 parti: The Temptation of the Diagram, Surrender to the Diagram e The Demon in the Diagram, l’indagine ancora in corso si è manifestata in una serie di dipinti, performance, installazioni e una pubblicazione che esamina l’influenza del linguaggio notazionale sul sistema e sulla produzione del linguaggio. La raccolta di lavori più recenti di Matthew Ritchie, Time Diagrams, un’ambiziosa sequenza di 100 parti fra dipinti, pavimenti, pareti e performance, cerca di studiare la struttura e il linguaggio informativo della storia.
Ritchie ha esposto a livello internazionale negli ultimi vent’anni, incluse mostre personali presso Moody Center for the Arts at Rice University, Houston, TX (2018); Institute of Contemporary Art, Boston, MA (2014); ZKM Karlsruhe (2012); Barbican Theatre, Londra, UK (2012); Brooklyn Academy of Music (2009); NY, St. Louis Art Museum, MO (2007); MASS MoCA, North Adams, MA (2004); Contemporary Art Museum, Houston, TX (2003); and Dallas Museum of Art, TX (2001).
Recentemente è stato premiato del 2018-19 Dasha Zhukova Distinguished Visiting Artist al MIT Center for Art, Science & Technology. Le sue opere sono state esposte alla Whitney Biennial nel 1997, Sydney Biennale nel 2002, Bienal de Sao Paulo nel 2004, Seville Bienal nel 2008, Havana Bienal, e all’11esima Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, Italia nel 2008; così come in importanti esposizioni presso il Solomon R. Guggenheim Museum, New York, NY; il Museum of Modern Art, New York, NY e il San Francisco Museum of Modern Art, CA.
Il suo lavoro è entrato a far parte di prestigiose collezioni permanenti come: Museum of Modern Art, New York, NY; Solomon R. Guggenheim Museum, New York, NY; Whitney Museum of American Art, New York, NY; San Francisco Museum of Modern Art, CA; Collezione Maramotti, Reggio Emilia, Italy; e the MIT List Visual Arts Center, Boston, MA fra le altre.

Radu Oreian nasce nel 1984 a Târnăveni in Romania. Attualmente lavora e vive in Francia. Nel 2002 ha ottenuto una laurea all’Università di Arte e Design di Cluj-Napoca per poi continuare i suoi studi alla National University of Art di Bucharest dove si è diplomato nel 2007. La pratica di Radu Oreian trae fondamento dalle tecniche classiche del disegno e della pittura, esplorando come la storia, i miti antichi e gli archivi plasmano la nostra società e la nostra comprensione dell’umanità. Il filo rosso che attraversa ed unisce i lavori di Radu Oreian si manifesta nella creazione di una nuova impronta visiva meditativa dotata di una densità particolare che sembra esistere in uno stato pulsante di tensione e rilassamento.
Radu Oreian è stato protagonista di numerose mostre personali: SVIT Gallery, Befriending the memory muscle (Praga, 2020, con Ciprian Mureşan), Gallery Nosco, Microsripts and Melted Matters (Londra, 2019), Gallery ISA, Farewell To The Thinker of Thoughts (Mumbai, 2018). Tra i suoi progetti istituzionali: La Fondazione, Project Room (Roma, 2020, personale), The Last Agora, Plan B Foundation (Cluj-Napoca, 2019) e Chasseur d’Images, Musée de la Chasse et de la Nature (Parigi, 2019). Tra le sue mostre collettive: One in a million, Gallery Nosco (Marsiglia, 2018) e On The Sex of Angels, Nicodim Gallery (Bucarest, 2017).
Radu Oreian nasce nel 1984 a Târnăveni in Romania. Attualmente lavora e vive in Francia. Nel 2002 ha ottenuto una laurea all’Università di Arte e Design di Cluj-Napoca per poi continuare i suoi studi alla National University of Art di Bucharest dove si è diplomato nel 2007. La pratica di Radu Oreian trae fondamento dalle tecniche classiche del disegno e della pittura, esplorando come la storia, i miti antichi e gli archivi plasmano la nostra società e la nostra comprensione dell’umanità. Il filo rosso che attraversa ed unisce i lavori di Radu Oreian si manifesta nella creazione di una nuova impronta visiva meditativa dotata di una densità particolare che sembra esistere in uno stato pulsante di tensione e rilassamento.
Radu Oreian è stato protagonista di numerose mostre personali: SVIT Gallery, Befriending the memory muscle (Praga, 2020, con Ciprian Mureşan), Gallery Nosco, Microsripts and Melted Matters (Londra, 2019), Gallery ISA, Farewell To The Thinker of Thoughts (Mumbai, 2018). Tra i suoi progetti istituzionali: La Fondazione, Project Room (Roma, 2020, personale), The Last Agora, Plan B Foundation (Cluj-Napoca, 2019) e Chasseur d’Images, Musée de la Chasse et de la Nature (Parigi, 2019). Tra le sue mostre collettive: One in a million, Gallery Nosco (Marsiglia, 2018) e On The Sex of Angels, Nicodim Gallery (Bucarest, 2017).

Kevin Francis Gray, nato nel 1972 in Irlanda del Nord, vive e lavora tra Londra e l’Italia.
Kevin Francis Gray ha generato un corpo di lavoro che affronta la complessa relazione tra astrazione e figurazione. La sua ricerca artistica si basa sull’intersezione tra tecniche di scultura tradizionale e vita contemporanea. Anziché lavorare verso ideali di bellezza o di memoria, Gray si focalizza sugli effetti psicologici dei suoi soggetti, spesso sfruttando superfici materiche per esprimere stati mentali, posture facciali o corporee. Dopo dieci anni dedicati alla lavorazione del marmo, i nuovi lavori di Gray cercano di spingere la pratica scultorea dell’artista verso nuovi territori di espressione fisica e psicologica.
Si è laureato presso il National College of Art & Design di Dublino (1995) e presso la School of Art Institute di Chicago (1996), per poi proseguire con un Master in Belle Arti presso il Goldsmiths College di Londra. Lavora a stretto contatto con lo studio di marmo Giannoni, a Pietrasanta, noto per l’impiego di tecniche scultorie risalenti a Canova e Michelangelo. Le sue opere hanno fatto parte di mostre presso la Royal Academy, Londra, UK; il Sudeley Castle, Winchcombe, Gloucestershire, UK; il Museum of Contemporary Art della Val de- Marne, Parigi, Francia; il Nieuw Dakota, Amsterdam; il Palazzo Arti Napoli, Napoli, Italia; il Musee d’Art Moderne, Saint-Etienne, Francia; l’ARTIUM, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo, Vitoria-Gasteiz, Spagna; il Tel-Aviv Museum of Art, Tel Aviv, Israele; e l’Art Space, New York, USA.
Kevin Francis Gray, nato nel 1972 in Irlanda del Nord, vive e lavora tra Londra e l’Italia.
Kevin Francis Gray ha generato un corpo di lavoro che affronta la complessa relazione tra astrazione e figurazione. La sua ricerca artistica si basa sull’intersezione tra tecniche di scultura tradizionale e vita contemporanea. Anziché lavorare verso ideali di bellezza o di memoria, Gray si focalizza sugli effetti psicologici dei suoi soggetti, spesso sfruttando superfici materiche per esprimere stati mentali, posture facciali o corporee. Dopo dieci anni dedicati alla lavorazione del marmo, i nuovi lavori di Gray cercano di spingere la pratica scultorea dell’artista verso nuovi territori di espressione fisica e psicologica.
Si è laureato presso il National College of Art & Design di Dublino (1995) e presso la School of Art Institute di Chicago (1996), per poi proseguire con un Master in Belle Arti presso il Goldsmiths College di Londra. Lavora a stretto contatto con lo studio di marmo Giannoni, a Pietrasanta, noto per l’impiego di tecniche scultorie risalenti a Canova e Michelangelo. Le sue opere hanno fatto parte di mostre presso la Royal Academy, Londra, UK; il Sudeley Castle, Winchcombe, Gloucestershire, UK; il Museum of Contemporary Art della Val de- Marne, Parigi, Francia; il Nieuw Dakota, Amsterdam; il Palazzo Arti Napoli, Napoli, Italia; il Musee d’Art Moderne, Saint-Etienne, Francia; l’ARTIUM, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo, Vitoria-Gasteiz, Spagna; il Tel-Aviv Museum of Art, Tel Aviv, Israele; e l’Art Space, New York, USA.







- Daria Dmytrenko



