Kiaf Seoul
Eduardo Secci è lieta di annunciare la sua partecipazione a Kiaf Seoul dal 2 al 6 settembre 2022.
Per l’edizione di quest’anno, la galleria presenta un mix di artisti già presentati in progetti passati, tra cui Kevin Francis Gray, Radu Oreian e Maurizio Donzelli, oltre alla presentazione di artisti nuovi per Eduardo Secci che includono Oliver Okolo, Barry Yusufu, Chris Soal e Wonder Buhle Mbambo.
La galleria si trova allo stand #A55.
Anteprima VIP:
Venerdì 2 settembre, dalle 14.00 alle 20.00.
Anteprima:
Sabato 3 settembre, dalle 11.00 alle 19.30.
Domenica 4 settembre, dalle 11.00 alle 19.30.
Orari di apertura:
Sabato 3 settembre, dalle 13.00 alle 19.30.
Domenica 4 settembre, dalle 13.00 alle 19.30.
Lunedì 5 settembre, dalle 11.00 alle 19.30.
Martedì 6 settembre, dalle 11.00 alle 17.00.
Eduardo Secci è lieta di annunciare la sua partecipazione a Kiaf Seoul dal 2 al 6 settembre 2022.
Per l’edizione di quest’anno, la galleria presenta un mix di artisti già presentati in progetti passati, tra cui Kevin Francis Gray, Radu Oreian e Maurizio Donzelli, oltre alla presentazione di artisti nuovi per Eduardo Secci che includono Oliver Okolo, Barry Yusufu, Chris Soal e Wonder Buhle Mbambo.
La galleria si trova allo stand #A55.
Anteprima VIP:
Venerdì 2 settembre, dalle 14.00 alle 20.00.
Anteprima:
Sabato 3 settembre, dalle 11.00 alle 19.30.
Domenica 4 settembre, dalle 11.00 alle 19.30.
Orari di apertura:
Sabato 3 settembre, dalle 13.00 alle 19.30.
Domenica 4 settembre, dalle 13.00 alle 19.30.
Lunedì 5 settembre, dalle 11.00 alle 19.30.
Martedì 6 settembre, dalle 11.00 alle 17.00.
Radu Oreian nasce nel 1984 a Târnăveni in Romania. Attualmente lavora e vive in Francia. Nel 2002 ha ottenuto una laurea all’Università di Arte e Design di Cluj-Napoca per poi continuare i suoi studi alla National University of Art di Bucharest dove si è diplomato nel 2007. La pratica di Radu Oreian trae fondamento dalle tecniche classiche del disegno e della pittura, esplorando come la storia, i miti antichi e gli archivi plasmano la nostra società e la nostra comprensione dell’umanità. Il filo rosso che attraversa ed unisce i lavori di Radu Oreian si manifesta nella creazione di una nuova impronta visiva meditativa dotata di una densità particolare che sembra esistere in uno stato pulsante di tensione e rilassamento.
Radu Oreian è stato protagonista di numerose mostre personali: SVIT Gallery, Befriending the memory muscle (Praga, 2020, con Ciprian Mureşan), Gallery Nosco, Microsripts and Melted Matters (Londra, 2019), Gallery ISA, Farewell To The Thinker of Thoughts (Mumbai, 2018). Tra i suoi progetti istituzionali: La Fondazione, Project Room (Roma, 2020, personale), The Last Agora, Plan B Foundation (Cluj-Napoca, 2019) e Chasseur d’Images, Musée de la Chasse et de la Nature (Parigi, 2019). Tra le sue mostre collettive: One in a million, Gallery Nosco (Marsiglia, 2018) e On The Sex of Angels, Nicodim Gallery (Bucarest, 2017).
Radu Oreian nasce nel 1984 a Târnăveni in Romania. Attualmente lavora e vive in Francia. Nel 2002 ha ottenuto una laurea all’Università di Arte e Design di Cluj-Napoca per poi continuare i suoi studi alla National University of Art di Bucharest dove si è diplomato nel 2007. La pratica di Radu Oreian trae fondamento dalle tecniche classiche del disegno e della pittura, esplorando come la storia, i miti antichi e gli archivi plasmano la nostra società e la nostra comprensione dell’umanità. Il filo rosso che attraversa ed unisce i lavori di Radu Oreian si manifesta nella creazione di una nuova impronta visiva meditativa dotata di una densità particolare che sembra esistere in uno stato pulsante di tensione e rilassamento.
Radu Oreian è stato protagonista di numerose mostre personali: SVIT Gallery, Befriending the memory muscle (Praga, 2020, con Ciprian Mureşan), Gallery Nosco, Microsripts and Melted Matters (Londra, 2019), Gallery ISA, Farewell To The Thinker of Thoughts (Mumbai, 2018). Tra i suoi progetti istituzionali: La Fondazione, Project Room (Roma, 2020, personale), The Last Agora, Plan B Foundation (Cluj-Napoca, 2019) e Chasseur d’Images, Musée de la Chasse et de la Nature (Parigi, 2019). Tra le sue mostre collettive: One in a million, Gallery Nosco (Marsiglia, 2018) e On The Sex of Angels, Nicodim Gallery (Bucarest, 2017).
Oliver Okolo è un artista nigeriano nato nel 1992 a Suleja e che ora vive e lavora ad Abuja; è emerso come uno degli artisti più interessanti che lavorano oggi in Nigeria ed è una figura centrale di una nuova avanguardia che ritrae i neri con uno sguardo sicuro e assertivo, sfidando e smantellando le strutture razziali negative e i sistemi di conoscenza. Si laurea alla Caritas University Enugu, dove studia gestione delle risorse umane; la sua ricerca di un’atmosfera più creativa che soddisfi i suoi desideri artistici e la sua crescita è sempre guidata dalla sua passione per l’arte. Intrigato dai misteri della figura umana come opera unica della natura, la usa per creare opere che parlano di argomenti che ritiene trascurati o di cui non si parla in Nigeria.
Nei suoi ritratti utilizza colori a olio e carboncino e ricorre a tecniche di collage. Utilizza il carboncino e la pittura per catturare i soggetti dei suoi ritratti di grande impatto. Nel 2016 ha studiato e lavorato nello studio dell’artista Clement Nwafor, sfruttando l’opportunità di affinare il suo mestiere. I dipinti e i disegni di Okolo partono spesso da punti di riferimento della storia dell’arte occidentale, rifacendo opere di Vermeer e Michelangelo con soggetti neri. Si riferisce alla sua pratica come “contemporealismo classico”, un termine che riflette la sua fusione di stili classici e contemporanei.
Ha partecipato a mostre personali e collettive come “Oliver Okolo – I forgot to tell you, now listen”, ad Accra nel 2021, “Stop, listen.” in Svezia nel 2021 e “Shades, exhibition of drawings” nel 2018.
Oliver Okolo è un artista nigeriano nato nel 1992 a Suleja e che ora vive e lavora ad Abuja; è emerso come uno degli artisti più interessanti che lavorano oggi in Nigeria ed è una figura centrale di una nuova avanguardia che ritrae i neri con uno sguardo sicuro e assertivo, sfidando e smantellando le strutture razziali negative e i sistemi di conoscenza. Si laurea alla Caritas University Enugu, dove studia gestione delle risorse umane; la sua ricerca di un’atmosfera più creativa che soddisfi i suoi desideri artistici e la sua crescita è sempre guidata dalla sua passione per l’arte. Intrigato dai misteri della figura umana come opera unica della natura, la usa per creare opere che parlano di argomenti che ritiene trascurati o di cui non si parla in Nigeria.
Nei suoi ritratti utilizza colori a olio e carboncino e ricorre a tecniche di collage. Utilizza il carboncino e la pittura per catturare i soggetti dei suoi ritratti di grande impatto. Nel 2016 ha studiato e lavorato nello studio dell’artista Clement Nwafor, sfruttando l’opportunità di affinare il suo mestiere. I dipinti e i disegni di Okolo partono spesso da punti di riferimento della storia dell’arte occidentale, rifacendo opere di Vermeer e Michelangelo con soggetti neri. Si riferisce alla sua pratica come “contemporealismo classico”, un termine che riflette la sua fusione di stili classici e contemporanei.
Ha partecipato a mostre personali e collettive come “Oliver Okolo – I forgot to tell you, now listen”, ad Accra nel 2021, “Stop, listen.” in Svezia nel 2021 e “Shades, exhibition of drawings” nel 2018.
WonderBuhle, nato nel 1989 in Sudafrica, è un artista visivo di Durban, originario di Kwa-Ngcolosi, un villaggio ancora governato da un capo. Ha iniziato a fare arte per hobby all’età di nove anni. Racconta che sua madre lo ha incoraggiato a esplorare l’arte come carriera perché da bambino giocava con il carbone del fuoco e disegnava figure di bastoni sulle pareti di casa.
WonderBuhle ha ricevuto la sua prima formazione formale attraverso il BAT Centre Artists in Residency (AIR) Program e ha continuato a studiare belle arti attraverso il programma di apprendistato Velobala alla Durban University of Technology, sotto la guida di Themba Shibase.
L’artista afferma che: “Intendo la mia pratica artistica come uno spazio tra la mia anima interiore, i miei sogni e la mia identità. Comunico il mio punto di vista come giovane nero nella società sudafricana e nel mondo in generale. Il Sudafrica si trova in un momento di autorealizzazione; riflette e abbraccia le sue diversità culturali, riscrivendo le sue storie attraverso le lenti di giovani curiosi, come me”.
WonderBuhle ha tenuto la sua prima mostra personale alla Durban Art Gallery nel 2018 ed è stato incluso in numerose mostre collettive presso Unit, (Londra, 2020); The Art House (Wakefield, 2018); Michaelis Gallery (Città del Capo, 2017); KZNSA (Durban, 2015) e African Art Centre (Durban, 2014). Nel 2016 ha ricevuto il Bremer Kunststipendium Art Grant (residenza di tre mesi) e nel 2020 ha partecipato alla La Brea Studio Artists Residency a Los Angeles.
WonderBuhle, nato nel 1989 in Sudafrica, è un artista visivo di Durban, originario di Kwa-Ngcolosi, un villaggio ancora governato da un capo. Ha iniziato a fare arte per hobby all’età di nove anni. Racconta che sua madre lo ha incoraggiato a esplorare l’arte come carriera perché da bambino giocava con il carbone del fuoco e disegnava figure di bastoni sulle pareti di casa.
WonderBuhle ha ricevuto la sua prima formazione formale attraverso il BAT Centre Artists in Residency (AIR) Program e ha continuato a studiare belle arti attraverso il programma di apprendistato Velobala alla Durban University of Technology, sotto la guida di Themba Shibase.
L’artista afferma che: “Intendo la mia pratica artistica come uno spazio tra la mia anima interiore, i miei sogni e la mia identità. Comunico il mio punto di vista come giovane nero nella società sudafricana e nel mondo in generale. Il Sudafrica si trova in un momento di autorealizzazione; riflette e abbraccia le sue diversità culturali, riscrivendo le sue storie attraverso le lenti di giovani curiosi, come me”.
WonderBuhle ha tenuto la sua prima mostra personale alla Durban Art Gallery nel 2018 ed è stato incluso in numerose mostre collettive presso Unit, (Londra, 2020); The Art House (Wakefield, 2018); Michaelis Gallery (Città del Capo, 2017); KZNSA (Durban, 2015) e African Art Centre (Durban, 2014). Nel 2016 ha ricevuto il Bremer Kunststipendium Art Grant (residenza di tre mesi) e nel 2020 ha partecipato alla La Brea Studio Artists Residency a Los Angeles.
Chris Soal, nato nel 1994 in Sudafrica, è un artista emergente pluripremiato. Vive e lavora tra Johannesburg e Città del Capo. Nel 2017, Soal si è laureato con un Bachelor of Arts in Fine Arts (Hons) presso l’Università di Witwatersrand. Ha ricevuto numerosi premi.
Il lavoro di Soal esamina gli impatti strutturali sulla vita urbana, riflette sull’individuo in relazione alla collettività e mette in primo piano le preoccupazioni ecologiche. L’approccio spaziale di Soal alla scultura rivela una sensibilità per la texture, la luce e la forma, espressa in un linguaggio astratto e minimalista. Concettualmente, le sue opere fanno riferimento al contesto socio-politico in cui sono state realizzate, evidenziando le storie incorporate nei materiali trovati e utilizzandoli in modo da sfidare i presupposti di valore della società.
Ha esposto in mostre collettive presso istituzioni come il Nirox Sculpture Park (2021), l’Iziko South African National Museum (2020), il FRAC MECA di Bordeaux (2019), il Museo dell’Università di Stellenbosch (2018) e il Wits Art Museum (2017). Soal è stato selezionato come uno dei dieci artisti contemporanei che hanno partecipato alla riprogettazione di tre borse nell’ambito della quinta edizione del progetto Dior Lady Art.
Tra le mostre personali più recenti ricordiamo la personale di Soal ad Art Brussels (2022) e As below so above, nel 2021, entrambe con la galleria WHATIFTHEWORLD.
Chris Soal, nato nel 1994 in Sudafrica, è un artista emergente pluripremiato. Vive e lavora tra Johannesburg e Città del Capo. Nel 2017, Soal si è laureato con un Bachelor of Arts in Fine Arts (Hons) presso l’Università di Witwatersrand. Ha ricevuto numerosi premi.
Il lavoro di Soal esamina gli impatti strutturali sulla vita urbana, riflette sull’individuo in relazione alla collettività e mette in primo piano le preoccupazioni ecologiche. L’approccio spaziale di Soal alla scultura rivela una sensibilità per la texture, la luce e la forma, espressa in un linguaggio astratto e minimalista. Concettualmente, le sue opere fanno riferimento al contesto socio-politico in cui sono state realizzate, evidenziando le storie incorporate nei materiali trovati e utilizzandoli in modo da sfidare i presupposti di valore della società.
Ha esposto in mostre collettive presso istituzioni come il Nirox Sculpture Park (2021), l’Iziko South African National Museum (2020), il FRAC MECA di Bordeaux (2019), il Museo dell’Università di Stellenbosch (2018) e il Wits Art Museum (2017). Soal è stato selezionato come uno dei dieci artisti contemporanei che hanno partecipato alla riprogettazione di tre borse nell’ambito della quinta edizione del progetto Dior Lady Art.
Tra le mostre personali più recenti ricordiamo la personale di Soal ad Art Brussels (2022) e As below so above, nel 2021, entrambe con la galleria WHATIFTHEWORLD.
Kevin Francis Gray, nato nel 1972 in Irlanda del Nord, vive e lavora tra Londra e l’Italia.
Kevin Francis Gray ha generato un corpo di lavoro che affronta la complessa relazione tra astrazione e figurazione. La sua ricerca artistica si basa sull’intersezione tra tecniche di scultura tradizionale e vita contemporanea. Anziché lavorare verso ideali di bellezza o di memoria, Gray si focalizza sugli effetti psicologici dei suoi soggetti, spesso sfruttando superfici materiche per esprimere stati mentali, posture facciali o corporee. Dopo dieci anni dedicati alla lavorazione del marmo, i nuovi lavori di Gray cercano di spingere la pratica scultorea dell’artista verso nuovi territori di espressione fisica e psicologica.
Si è laureato presso il National College of Art & Design di Dublino (1995) e presso la School of Art Institute di Chicago (1996), per poi proseguire con un Master in Belle Arti presso il Goldsmiths College di Londra. Lavora a stretto contatto con lo studio di marmo Giannoni, a Pietrasanta, noto per l’impiego di tecniche scultorie risalenti a Canova e Michelangelo. Le sue opere hanno fatto parte di mostre presso la Royal Academy, Londra, UK; il Sudeley Castle, Winchcombe, Gloucestershire, UK; il Museum of Contemporary Art della Val de- Marne, Parigi, Francia; il Nieuw Dakota, Amsterdam; il Palazzo Arti Napoli, Napoli, Italia; il Musee d’Art Moderne, Saint-Etienne, Francia; l’ARTIUM, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo, Vitoria-Gasteiz, Spagna; il Tel-Aviv Museum of Art, Tel Aviv, Israele; e l’Art Space, New York, USA.
Kevin Francis Gray, nato nel 1972 in Irlanda del Nord, vive e lavora tra Londra e l’Italia.
Kevin Francis Gray ha generato un corpo di lavoro che affronta la complessa relazione tra astrazione e figurazione. La sua ricerca artistica si basa sull’intersezione tra tecniche di scultura tradizionale e vita contemporanea. Anziché lavorare verso ideali di bellezza o di memoria, Gray si focalizza sugli effetti psicologici dei suoi soggetti, spesso sfruttando superfici materiche per esprimere stati mentali, posture facciali o corporee. Dopo dieci anni dedicati alla lavorazione del marmo, i nuovi lavori di Gray cercano di spingere la pratica scultorea dell’artista verso nuovi territori di espressione fisica e psicologica.
Si è laureato presso il National College of Art & Design di Dublino (1995) e presso la School of Art Institute di Chicago (1996), per poi proseguire con un Master in Belle Arti presso il Goldsmiths College di Londra. Lavora a stretto contatto con lo studio di marmo Giannoni, a Pietrasanta, noto per l’impiego di tecniche scultorie risalenti a Canova e Michelangelo. Le sue opere hanno fatto parte di mostre presso la Royal Academy, Londra, UK; il Sudeley Castle, Winchcombe, Gloucestershire, UK; il Museum of Contemporary Art della Val de- Marne, Parigi, Francia; il Nieuw Dakota, Amsterdam; il Palazzo Arti Napoli, Napoli, Italia; il Musee d’Art Moderne, Saint-Etienne, Francia; l’ARTIUM, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo, Vitoria-Gasteiz, Spagna; il Tel-Aviv Museum of Art, Tel Aviv, Israele; e l’Art Space, New York, USA.
Nato a Brescia nel 1958, vive e lavora a Brescia.
Artista intellettuale con una formazione che spazia dalla filosofia all’antropologia, ha sviluppato una ricerca che ha al suo centro il problema dell’immagine intesa come potenziale luogo di concentrazione, migrazione e alterazione della memoria visuale, declinandosi in opere che si sviluppano in cicli distinti e sperimentano materiali e tecniche differenti con la finalità di continuare ad approfondire, e restituire al pubblico un potenziale infinito di suggestioni e rimandi iconici che affondano nelle dinamiche del tempo e della storia e spaziano in geografie anche distanti.
In questo composito atlante di immagini, i Drawings e gli Arazzi, i Mirror e il ciclo degli O, monocromi oro, i Notturni, le Girandole e i Lux Drawing mettono in evidenza la crucialità del pensiero che è retrostante al processo artistico, e riportano al centro della riflessione il principio immaginario del fare, ovvero dell’atto creativo che non si conclude con la restituzione dell’opera al mondo ma continua nella reciprocità tra questa e lo spettatore, in un farsi e disfarsi dell’immagine come dispositivo seducente.
Questi aspetti hanno spinto molti studiosi, intellettuali e critici ad occuparsi del lavoro di Donzelli nel corso degli anni, in occasioni espositive tra le quali le personali: Immaginale, Galleria Massimo Minini, Brescia e L’insieme vuoto, Marignana Arte, Venezia, entrambe nel 2022; In Nuce, Museo Civico Medievale, Bologna, per ARTCITY 2021; Metamorphosis, Villa Olmo, Como, 2021; Thresholds, MAC-Museo di Arte Contemporanea, Lissone, 2020; Diorama, Open Source First Shenzhen Biennale, Luohu Art Museum, Shenzhen, Cina, 2018; Giardini Cosmici, bipersonale con Aldo Grazzi, Palazzo Ducale, Mantova, 2017; Ad Altemps, Nazionale Romano di Palazzo Altemps, Roma, 2015; Metamorfosi, Palazzo Fortuny, Venezia, 2012.
Le collettive: un progetto politico nato da una sua idea e legato alla posizione dell’arte nei due anni della pandemia, GestoZero, itinerante al Museo Santa Giulia, Brescia, Museo del Violino, Cremona, Ex Chiesa di Santa Maria Maddalena, Bergamo, 2020-2021; Intuition, Palazzo Fortuny, Venezia, 2017 e Proportio, Palazzo Fortuny, Venezia, 2015.
L’artista ha tradotto il suo pensiero anche attraverso la docenza, insegnando per sette anni “Teoria della Percezione” e “Psicologia della Forma”, presso l’Accademia NABA di Brescia.
La riflessione teorica è stata negli anni oggetto di diverse pubblicazioni, tra le quali si ricordino: Spettacolo di Niente, 2003, Mazzotta, stampato in occasione della sua omonima mostra presso la Calcografia Nazionale di Roma; Lo Sguardo Del Disegnatore, edizioni l’Obliquo 2002; Metamorfosi, Mousse publishing 2012; Diramante, Bandecchi e Vitali Firenze 2015; La Linea Del Tutto Mousse publishing 2016.
Di lui hanno scritto, tra gli altri: Peter Assmann, Ilaria Bignotti, Bartholomew F. Bland, Paolo Bolpagni, Vito Calabretta, Daniele Capra, Luca Cerizza, Alberto Dambruoso, Daniela Ferretti, Luigi Ficacci, Angela Madesani, Massimo Minini, Mauro Panzera, Roberto Pinto, Francesco Poli, Francesco Tedeschi, Clarissa Tempestini, Valerio Terraroli, Tommaso Trini, Gabriele Salvaterra, Andrea Viliani, Mauro Zanchi.
Le opere di Maurizio Donzelli sono accolte in numerose collezioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero.
Nato a Brescia nel 1958, vive e lavora a Brescia.
Artista intellettuale con una formazione che spazia dalla filosofia all’antropologia, ha sviluppato una ricerca che ha al suo centro il problema dell’immagine intesa come potenziale luogo di concentrazione, migrazione e alterazione della memoria visuale, declinandosi in opere che si sviluppano in cicli distinti e sperimentano materiali e tecniche differenti con la finalità di continuare ad approfondire, e restituire al pubblico un potenziale infinito di suggestioni e rimandi iconici che affondano nelle dinamiche del tempo e della storia e spaziano in geografie anche distanti.
In questo composito atlante di immagini, i Drawings e gli Arazzi, i Mirror e il ciclo degli O, monocromi oro, i Notturni, le Girandole e i Lux Drawing mettono in evidenza la crucialità del pensiero che è retrostante al processo artistico, e riportano al centro della riflessione il principio immaginario del fare, ovvero dell’atto creativo che non si conclude con la restituzione dell’opera al mondo ma continua nella reciprocità tra questa e lo spettatore, in un farsi e disfarsi dell’immagine come dispositivo seducente.
Questi aspetti hanno spinto molti studiosi, intellettuali e critici ad occuparsi del lavoro di Donzelli nel corso degli anni, in occasioni espositive tra le quali le personali: Immaginale, Galleria Massimo Minini, Brescia e L’insieme vuoto, Marignana Arte, Venezia, entrambe nel 2022; In Nuce, Museo Civico Medievale, Bologna, per ARTCITY 2021; Metamorphosis, Villa Olmo, Como, 2021; Thresholds, MAC-Museo di Arte Contemporanea, Lissone, 2020; Diorama, Open Source First Shenzhen Biennale, Luohu Art Museum, Shenzhen, Cina, 2018; Giardini Cosmici, bipersonale con Aldo Grazzi, Palazzo Ducale, Mantova, 2017; Ad Altemps, Nazionale Romano di Palazzo Altemps, Roma, 2015; Metamorfosi, Palazzo Fortuny, Venezia, 2012.
Le collettive: un progetto politico nato da una sua idea e legato alla posizione dell’arte nei due anni della pandemia, GestoZero, itinerante al Museo Santa Giulia, Brescia, Museo del Violino, Cremona, Ex Chiesa di Santa Maria Maddalena, Bergamo, 2020-2021; Intuition, Palazzo Fortuny, Venezia, 2017 e Proportio, Palazzo Fortuny, Venezia, 2015.
L’artista ha tradotto il suo pensiero anche attraverso la docenza, insegnando per sette anni “Teoria della Percezione” e “Psicologia della Forma”, presso l’Accademia NABA di Brescia.
La riflessione teorica è stata negli anni oggetto di diverse pubblicazioni, tra le quali si ricordino: Spettacolo di Niente, 2003, Mazzotta, stampato in occasione della sua omonima mostra presso la Calcografia Nazionale di Roma; Lo Sguardo Del Disegnatore, edizioni l’Obliquo 2002; Metamorfosi, Mousse publishing 2012; Diramante, Bandecchi e Vitali Firenze 2015; La Linea Del Tutto Mousse publishing 2016.
Di lui hanno scritto, tra gli altri: Peter Assmann, Ilaria Bignotti, Bartholomew F. Bland, Paolo Bolpagni, Vito Calabretta, Daniele Capra, Luca Cerizza, Alberto Dambruoso, Daniela Ferretti, Luigi Ficacci, Angela Madesani, Massimo Minini, Mauro Panzera, Roberto Pinto, Francesco Poli, Francesco Tedeschi, Clarissa Tempestini, Valerio Terraroli, Tommaso Trini, Gabriele Salvaterra, Andrea Viliani, Mauro Zanchi.
Le opere di Maurizio Donzelli sono accolte in numerose collezioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero.
- Chris Soal
- Maurizio Donzelli