Untitled Art

Stand #B30 e #C18
Eduardo Secci ha il piacere di partecipare a Untitled Miami 2019. Saremo presenti allo stand B30 con una selezione dei nostri artisti rappresentati e con un progetto speciale con Richard Dupont allo stand C18.
Stand #B30 e #C18
Eduardo Secci ha il piacere di partecipare a Untitled Miami 2019. Saremo presenti allo stand B30 con una selezione dei nostri artisti rappresentati e con un progetto speciale con Richard Dupont allo stand C18.
- InquireScopri il lavoro diLevi van VeluwLevi van VeluwLVV007-imagePolymer clay, pigment, metal frame
101 x 62 cm
39 3/4 x 24 3/8 in
Edition 4 of 5 (each of which unique) - SoldScopri il lavoro diLevi van VeluwLevi van VeluwSchermata 2022-12-14 alle 10.47.56Polymer clay, pigment, metal frame
130 x 130 cm
51 1/8 x 51 1/8 in
- DSC_2986
- Levi van Veluw, LVV007-imagePolymer clay, pigment, metal frame
101 x 62 cm
39 3/4 x 24 3/8 in
Edition 4 of 5 (each of which unique) - Levi van Veluw, Schermata 2022-12-14 alle 10.47.56Polymer clay, pigment, metal frame
130 x 130 cm
51 1/8 x 51 1/8 in - Richard Dupont, Schermata 2022-12-14 alle 12.46.04
Richard Dupont è nato a New York nel 1968, dove vive e lavora.
La poliedrica pratica artistica di Dupont comprende installazioni, sculture, disegni, rilievi, animazioni e stampe. Il lavoro di Dupont trae ispirazione da una varietà di temi e riferimenti e utilizza il Postdigital in relazione alla storia della scultura e ai movimenti quali Body art, Process art e Systems art degli anni ’60 e ’70. Il suo lavoro, infatti, trae ispirazione da una varietà di temi e riferimenti, ed è stato descritto come “post-digitale” e “post-internet”. Tuttavia, egli utilizza modelli digitali 3D di corpi e oggetti piuttosto che le cose stesse. Dupont ha fatto scansionare il suo corpo in una struttura della General Dynamics nella Base Aerea di The Wright Patterson nel 2004, e da allora ha lavorato a queste immagini, tradotte in due e tre dimensioni. Un interesse per le implicazioni delle tecnologie biometriche è alla base di gran parte del suo lavoro.
Interessato al modo in cui esaminiamo noi stessi, Dupont vede le sue riproduzioni della figura umana come un modo per evidenziare l’idea di “auto-sorveglianza” e per notare il modo in cui mappiamo le nostre vite accumulando dettagli.
Le sue mostre personali più recenti includono: Richard Dupont Show, ARC Fine Art LLC, New York (2021), Biometries, Heads and Islands, ARC Fine Art LLC, New York (2021), Solo project, Untitled Miami (2019),
Fictions #1, Eduardo Secci Contemporary, Firenze (2018); Tracy Williams, Ltd., New York (2015); Object Ritual (Offsite), Queens Museum at Bulova Corporate Center, New York (2014); Eduardo Secci Contemporary, Firenze (2014); Tracy Williams, Ltd., New York (2013); Carolina Nitsch Project Room, MC Gallery, Seoul (2011); Progetto indipendente per The Armory Show, New York (2009); Lever House, New York (2008); Hudson Valley Center for Contemporary Art (HVCCA), Peekskill (2008); Tracy Williams, Ltd., New York (2007); Art Positions, Solo Project, Art Basel Miami, Miami (2005).
Ha esposto le sue opere in recenti mostre collettive in numerose Gallerie ed Istituzioni come: Galleria Planthouse, New York (2017,2018); Centro d’Arte Southampton, New York (2017); Museum of Contemporary Art San Diego (2016); Planthouse Gallery, New York (2016); New York Academy of Art, New York (2015); Museum of Arts and Design, New York (2013); Galleria d’Arte Memorial, Rochester2013); The Richard Massey Foundation for the Arts and Sciences, New York (2013); Carolina Nitsch Project Room, New York (2012): The Flag Art Foundation, New York (2010); Charest Weinberg Gallery, Miami (2010); International Print Center, New York (2009); New Prints Autumn 2007, International Print Center, New York (2008); Six Degrees of Separation, Stux Gallery, New York (2006); Center Gallery at FAU, Boca Raton (2004); Space 101, Brooklyn, New York (2003).
Richard Dupont è nato a New York nel 1968, dove vive e lavora.
La poliedrica pratica artistica di Dupont comprende installazioni, sculture, disegni, rilievi, animazioni e stampe. Il lavoro di Dupont trae ispirazione da una varietà di temi e riferimenti e utilizza il Postdigital in relazione alla storia della scultura e ai movimenti quali Body art, Process art e Systems art degli anni ’60 e ’70. Il suo lavoro, infatti, trae ispirazione da una varietà di temi e riferimenti, ed è stato descritto come “post-digitale” e “post-internet”. Tuttavia, egli utilizza modelli digitali 3D di corpi e oggetti piuttosto che le cose stesse. Dupont ha fatto scansionare il suo corpo in una struttura della General Dynamics nella Base Aerea di The Wright Patterson nel 2004, e da allora ha lavorato a queste immagini, tradotte in due e tre dimensioni. Un interesse per le implicazioni delle tecnologie biometriche è alla base di gran parte del suo lavoro.
Interessato al modo in cui esaminiamo noi stessi, Dupont vede le sue riproduzioni della figura umana come un modo per evidenziare l’idea di “auto-sorveglianza” e per notare il modo in cui mappiamo le nostre vite accumulando dettagli.
Le sue mostre personali più recenti includono: Richard Dupont Show, ARC Fine Art LLC, New York (2021), Biometries, Heads and Islands, ARC Fine Art LLC, New York (2021), Solo project, Untitled Miami (2019),
Fictions #1, Eduardo Secci Contemporary, Firenze (2018); Tracy Williams, Ltd., New York (2015); Object Ritual (Offsite), Queens Museum at Bulova Corporate Center, New York (2014); Eduardo Secci Contemporary, Firenze (2014); Tracy Williams, Ltd., New York (2013); Carolina Nitsch Project Room, MC Gallery, Seoul (2011); Progetto indipendente per The Armory Show, New York (2009); Lever House, New York (2008); Hudson Valley Center for Contemporary Art (HVCCA), Peekskill (2008); Tracy Williams, Ltd., New York (2007); Art Positions, Solo Project, Art Basel Miami, Miami (2005).
Ha esposto le sue opere in recenti mostre collettive in numerose Gallerie ed Istituzioni come: Galleria Planthouse, New York (2017,2018); Centro d’Arte Southampton, New York (2017); Museum of Contemporary Art San Diego (2016); Planthouse Gallery, New York (2016); New York Academy of Art, New York (2015); Museum of Arts and Design, New York (2013); Galleria d’Arte Memorial, Rochester2013); The Richard Massey Foundation for the Arts and Sciences, New York (2013); Carolina Nitsch Project Room, New York (2012): The Flag Art Foundation, New York (2010); Charest Weinberg Gallery, Miami (2010); International Print Center, New York (2009); New Prints Autumn 2007, International Print Center, New York (2008); Six Degrees of Separation, Stux Gallery, New York (2006); Center Gallery at FAU, Boca Raton (2004); Space 101, Brooklyn, New York (2003).
Theo Triantafyllidis (classe1 988, Atene, Grecia) è un artista noto per la progettazione di spazi virtuali e le interfacce tramite cui il corpo umano può accedervi. Crea mondi estesi e sistemi complessi in cui il virtuale e il fisico si combinano in modi inspiegabili, assurdi e poetici. Questi si manifestano spesso come performance, oppure come esperienze virtuali o in realtà aumentata, o ancora giochi e installazioni interattive. Sfrutta interazioni impacciate e stati fisici precari per invitare il pubblico a impersonare, interagire con e sfidare queste realtà alternative.
Attraverso la lente della monster theory, analizza temi di isolamento, sessualità e violenza, nelle loro estremità più viscerali. Propone umorismo computazionale e improvvisazione tramite IA come risposta all’agenda dell’industria tecnologica. Tenta di rendere qualcosa alle comunità dell’online e del gaming, che considera sia l’ispirazione sia il contesto per il suo lavoro, mantenendo un ruolo attivo sia come partecipante che come contributore. Ha ottenuto un MFA presso UCLA, Design Media Arts e un Diploma di Architettura presso la National Technical University di Atene. Le sue opere sono state esibite in musei, tra cui l’Hammer Museum di Los Angeles e l’NRW Forum di Düsseldorf, in Germania, e anche in numerose gallerie, come la Meredith Rosen Gallery, la Breeder, Sargent’s Daughters e la Young Projects. Ha fatto parte dell’Hyper Pavillion alla Biennale di Venezia (2017) e anche alla Biennale di Atene (2018): ANTI-. Theo Triantafyllidis vive e lavora a Los Angeles.
Theo Triantafyllidis (classe1 988, Atene, Grecia) è un artista noto per la progettazione di spazi virtuali e le interfacce tramite cui il corpo umano può accedervi. Crea mondi estesi e sistemi complessi in cui il virtuale e il fisico si combinano in modi inspiegabili, assurdi e poetici. Questi si manifestano spesso come performance, oppure come esperienze virtuali o in realtà aumentata, o ancora giochi e installazioni interattive. Sfrutta interazioni impacciate e stati fisici precari per invitare il pubblico a impersonare, interagire con e sfidare queste realtà alternative.
Attraverso la lente della monster theory, analizza temi di isolamento, sessualità e violenza, nelle loro estremità più viscerali. Propone umorismo computazionale e improvvisazione tramite IA come risposta all’agenda dell’industria tecnologica. Tenta di rendere qualcosa alle comunità dell’online e del gaming, che considera sia l’ispirazione sia il contesto per il suo lavoro, mantenendo un ruolo attivo sia come partecipante che come contributore. Ha ottenuto un MFA presso UCLA, Design Media Arts e un Diploma di Architettura presso la National Technical University di Atene. Le sue opere sono state esibite in musei, tra cui l’Hammer Museum di Los Angeles e l’NRW Forum di Düsseldorf, in Germania, e anche in numerose gallerie, come la Meredith Rosen Gallery, la Breeder, Sargent’s Daughters e la Young Projects. Ha fatto parte dell’Hyper Pavillion alla Biennale di Venezia (2017) e anche alla Biennale di Atene (2018): ANTI-. Theo Triantafyllidis vive e lavora a Los Angeles.

Levi van Veluw, nato nel 1985 a Hoevelaken (Paesi Bassi), vive e lavora ad Amsterdam. Dopo gli studi all’ArtEZ University of the Arts ad Arnhem (2007) concepisce lavori multidisciplinari, che includono installazioni scenografiche, fotografie, video, sculture e disegni. Van Veluw basa la sua pratica sull’idea di una realtà alternativa, creando un laboratorio visivo in cui sono presenti sia l’ordine che il caos. L’artista indaga la relatività della materia e attinge a teorie scientifiche e fisiche per affrontare dilemmi esistenziali. Le sue installazioni misteriose e sensoriali incoraggiano l’osservatore a riflettere sullo sviluppo di una nuova conoscenza, derivante dal desiderio di un universo regolato, pur riconoscendo l’impossibilità razionale del controllo totale.
Tra le sue mostre personali più recenti ricordiamo: Videocittà, Roma (2021); Eduardo Secci, Firenze (2020); Rijksmuseum Twenthe, Enschede, Paesi Bassi (2020); Praz-Delavallade, Parigi (2020); Het HEM, Zaandam, Paesi Bassi (2020); Tenuta Dello Scompiglio, Lucca (2019); Domaine de Kerguéhennec, Bignan, Francia (2018); La Galerie Particulière, Parigi (2017); Galerie Ron Mandos, Amsterdam (2019); Rosenfeld Porcini Gallery, Londra (2016). Tra le numerose mostre collettive: Museum Kranenburgh, Bergen, Paesi Bassi (2017); labellisée Normandie Impressonniste 2016, Jumièges, Francia; Museum de Fundatie, Zwolle, Paesi Bassi (2016); Maddox Arts, Londra (2015).
Van Veluw ha inoltre preso parte a importanti fiere internazionali come Zona Maco (2018); The Armory Show, New York (2017); Art Brussels (2016); Chicago Art Fair (2016); Volta Basel (2012) e the Barcelona Loop Fair Barcelona (2014).
Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, come BoLe sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, come Borusan Contemporary Collection, Caldic Collection, Ekard Collection e KPMG Art Collection.
Levi van Veluw, nato nel 1985 a Hoevelaken (Paesi Bassi), vive e lavora ad Amsterdam. Dopo gli studi all’ArtEZ University of the Arts ad Arnhem (2007) concepisce lavori multidisciplinari, che includono installazioni scenografiche, fotografie, video, sculture e disegni. Van Veluw basa la sua pratica sull’idea di una realtà alternativa, creando un laboratorio visivo in cui sono presenti sia l’ordine che il caos. L’artista indaga la relatività della materia e attinge a teorie scientifiche e fisiche per affrontare dilemmi esistenziali. Le sue installazioni misteriose e sensoriali incoraggiano l’osservatore a riflettere sullo sviluppo di una nuova conoscenza, derivante dal desiderio di un universo regolato, pur riconoscendo l’impossibilità razionale del controllo totale.
Tra le sue mostre personali più recenti ricordiamo: Videocittà, Roma (2021); Eduardo Secci, Firenze (2020); Rijksmuseum Twenthe, Enschede, Paesi Bassi (2020); Praz-Delavallade, Parigi (2020); Het HEM, Zaandam, Paesi Bassi (2020); Tenuta Dello Scompiglio, Lucca (2019); Domaine de Kerguéhennec, Bignan, Francia (2018); La Galerie Particulière, Parigi (2017); Galerie Ron Mandos, Amsterdam (2019); Rosenfeld Porcini Gallery, Londra (2016). Tra le numerose mostre collettive: Museum Kranenburgh, Bergen, Paesi Bassi (2017); labellisée Normandie Impressonniste 2016, Jumièges, Francia; Museum de Fundatie, Zwolle, Paesi Bassi (2016); Maddox Arts, Londra (2015).
Van Veluw ha inoltre preso parte a importanti fiere internazionali come Zona Maco (2018); The Armory Show, New York (2017); Art Brussels (2016); Chicago Art Fair (2016); Volta Basel (2012) e the Barcelona Loop Fair Barcelona (2014).
Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, come BoLe sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, come Borusan Contemporary Collection, Caldic Collection, Ekard Collection e KPMG Art Collection.

Michael Staniak è nato a Melbourne nel 1982 dove oggi vive e lavora. Ha ottenuto un BFA e un MFA presso il Victorian College of the Arts, Melbourne, così come anche un BA in Digital Media Communications presso la Middle Tennessee State University.
Staniak crea i dipinti principalmente a mano, costruisce texture con strati irregolari di gesso e poi dipinge la superficie in vari modi: i suoi dipinti hanno una strana somiglianza con le stampe digitali piatte. In effetti, bisogna vedere le opere da vicino per percepirne la trama e la profondità e, come tali, si comportano come dei trompe l’oeil contemporanei che confondono i nostri sensi. Alcuni dipinti utilizzano tuttavia metodi digitali di output e così facendo creano un dialogo tra due modi di produzione. Le sue opere esplorano una nuova estetica della pittura, influenzata dalle tecnologie digitali, inclusi touch pad, smartphone, personal computing e Internet.
Oltre all’identificazione di Staniak con un patrimonio storico-artistico che include pitture rupestri, antichi rilievi in marmo, minimalismo e drip paintings, aggiunge anche l’eredità degli artisti anni ’60 e ’70 del Sud della California delle correnti denominate Finish Fetish e Light and Space.
Staniak è stato protagonista di mostre personali presso la Galleria Eduardo Secci, Firenze (2018); Steve Turner Contemporary, Los Angeles (2017); Museo di Arte Contemporanea di St. Louis, St. Louis (2015); Galleria Annarunna, Napoli (2015); Artereal Gallery, Sydney (2014).
Tra le mostre collettive ricordiamo le esposizioni alle gallerie: Steve Turner Contemporary, Los Angeles (2018); Eduardo Secci Contemporary, Messico (2018); Homeostatis Pavilion, San Paolo, Brasile; The Journal Gallery, Brooklyn (2017); Gertrude Contemporary, Melbourne (2016); Blain Southern, Berlin (2015); The Moving Museum, Istanbul (2014); Kunsthalle Wien, Vienna (2014); Galleria Horton, New York (2013); Centro per l’arte contemporanea Northern Territory, Melbourne (2012).
Nel 2017, il Contemporary Art Museum di St. Louis ha pubblicato una monografia a dei suoi lavori, intitolata IMG_, che è stata poi riportata in numerose pubblicazioni, tra cui Artforum, Flashart Italy, Vault, Australia e Leap Beijing.
Michael Staniak è nato a Melbourne nel 1982 dove oggi vive e lavora. Ha ottenuto un BFA e un MFA presso il Victorian College of the Arts, Melbourne, così come anche un BA in Digital Media Communications presso la Middle Tennessee State University.
Staniak crea i dipinti principalmente a mano, costruisce texture con strati irregolari di gesso e poi dipinge la superficie in vari modi: i suoi dipinti hanno una strana somiglianza con le stampe digitali piatte. In effetti, bisogna vedere le opere da vicino per percepirne la trama e la profondità e, come tali, si comportano come dei trompe l’oeil contemporanei che confondono i nostri sensi. Alcuni dipinti utilizzano tuttavia metodi digitali di output e così facendo creano un dialogo tra due modi di produzione. Le sue opere esplorano una nuova estetica della pittura, influenzata dalle tecnologie digitali, inclusi touch pad, smartphone, personal computing e Internet.
Oltre all’identificazione di Staniak con un patrimonio storico-artistico che include pitture rupestri, antichi rilievi in marmo, minimalismo e drip paintings, aggiunge anche l’eredità degli artisti anni ’60 e ’70 del Sud della California delle correnti denominate Finish Fetish e Light and Space.
Staniak è stato protagonista di mostre personali presso la Galleria Eduardo Secci, Firenze (2018); Steve Turner Contemporary, Los Angeles (2017); Museo di Arte Contemporanea di St. Louis, St. Louis (2015); Galleria Annarunna, Napoli (2015); Artereal Gallery, Sydney (2014).
Tra le mostre collettive ricordiamo le esposizioni alle gallerie: Steve Turner Contemporary, Los Angeles (2018); Eduardo Secci Contemporary, Messico (2018); Homeostatis Pavilion, San Paolo, Brasile; The Journal Gallery, Brooklyn (2017); Gertrude Contemporary, Melbourne (2016); Blain Southern, Berlin (2015); The Moving Museum, Istanbul (2014); Kunsthalle Wien, Vienna (2014); Galleria Horton, New York (2013); Centro per l’arte contemporanea Northern Territory, Melbourne (2012).
Nel 2017, il Contemporary Art Museum di St. Louis ha pubblicato una monografia a dei suoi lavori, intitolata IMG_, che è stata poi riportata in numerose pubblicazioni, tra cui Artforum, Flashart Italy, Vault, Australia e Leap Beijing.

Kevin Francis Gray, nato nel 1972 in Irlanda del Nord, vive e lavora tra Londra e l’Italia.
Kevin Francis Gray ha generato un corpo di lavoro che affronta la complessa relazione tra astrazione e figurazione. La sua ricerca artistica si basa sull’intersezione tra tecniche di scultura tradizionale e vita contemporanea. Anziché lavorare verso ideali di bellezza o di memoria, Gray si focalizza sugli effetti psicologici dei suoi soggetti, spesso sfruttando superfici materiche per esprimere stati mentali, posture facciali o corporee. Dopo dieci anni dedicati alla lavorazione del marmo, i nuovi lavori di Gray cercano di spingere la pratica scultorea dell’artista verso nuovi territori di espressione fisica e psicologica.
Si è laureato presso il National College of Art & Design di Dublino (1995) e presso la School of Art Institute di Chicago (1996), per poi proseguire con un Master in Belle Arti presso il Goldsmiths College di Londra. Lavora a stretto contatto con lo studio di marmo Giannoni, a Pietrasanta, noto per l’impiego di tecniche scultorie risalenti a Canova e Michelangelo. Le sue opere hanno fatto parte di mostre presso la Royal Academy, Londra, UK; il Sudeley Castle, Winchcombe, Gloucestershire, UK; il Museum of Contemporary Art della Val de- Marne, Parigi, Francia; il Nieuw Dakota, Amsterdam; il Palazzo Arti Napoli, Napoli, Italia; il Musee d’Art Moderne, Saint-Etienne, Francia; l’ARTIUM, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo, Vitoria-Gasteiz, Spagna; il Tel-Aviv Museum of Art, Tel Aviv, Israele; e l’Art Space, New York, USA.
Kevin Francis Gray, nato nel 1972 in Irlanda del Nord, vive e lavora tra Londra e l’Italia.
Kevin Francis Gray ha generato un corpo di lavoro che affronta la complessa relazione tra astrazione e figurazione. La sua ricerca artistica si basa sull’intersezione tra tecniche di scultura tradizionale e vita contemporanea. Anziché lavorare verso ideali di bellezza o di memoria, Gray si focalizza sugli effetti psicologici dei suoi soggetti, spesso sfruttando superfici materiche per esprimere stati mentali, posture facciali o corporee. Dopo dieci anni dedicati alla lavorazione del marmo, i nuovi lavori di Gray cercano di spingere la pratica scultorea dell’artista verso nuovi territori di espressione fisica e psicologica.
Si è laureato presso il National College of Art & Design di Dublino (1995) e presso la School of Art Institute di Chicago (1996), per poi proseguire con un Master in Belle Arti presso il Goldsmiths College di Londra. Lavora a stretto contatto con lo studio di marmo Giannoni, a Pietrasanta, noto per l’impiego di tecniche scultorie risalenti a Canova e Michelangelo. Le sue opere hanno fatto parte di mostre presso la Royal Academy, Londra, UK; il Sudeley Castle, Winchcombe, Gloucestershire, UK; il Museum of Contemporary Art della Val de- Marne, Parigi, Francia; il Nieuw Dakota, Amsterdam; il Palazzo Arti Napoli, Napoli, Italia; il Musee d’Art Moderne, Saint-Etienne, Francia; l’ARTIUM, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo, Vitoria-Gasteiz, Spagna; il Tel-Aviv Museum of Art, Tel Aviv, Israele; e l’Art Space, New York, USA.

Andrea Galvani (nato in Italia nel 1973) vive e lavora da molti anni tra New York e Città del Messico. La sua ricerca concettuale si avvale di fotografia, disegno, scultura, performance, neon, materiali d’archivo e grandi audio e video installazioni che vengo sviluppate intorno all’ architettura degli spazi espositivi. I suoi progetti sembrano aumentare la nostra consapevolezza, attingendo a concetti e strumenti provenienti da diverse discipline e assumendo spesso linguaggi e metodologie di carattere scientifico.
Il lavoro di Galvani è stato esposto a livello internazionale in importanti musei e spazi istituzionali tra cui ricordiamo: il Whitney Museum di New York, la 4th Moscow Biennale of Contemporary Art di Mosca, Mediations Biennale di Poznan, in Polonia, Aperture Foundation, New York; The Calder Foundation, New York; Pavilion – Center for Contemporary Art and Culture, Bucharest; il Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; Museo Macro, Roma; GAMeC, Bergamo; De Brakke Grond, Amsterdam; Den Frie Centre of Contemporary Art, Copenaghen; Sculpture Center, New York; e molti altri. Le sue opere fanno parte delle principali collezioni pubbliche e private in Europa, nelle Americhe, in Asia e in Africa, tra cui: la Collezione permanente presso il Dallas Museum of Art, Texas; Deutsche Bank Collection, Londra; Artist Pension Trust, New York; la Contemporary Art Society, Aspen Collection, New York; la UniCredit Art Collection, Milano; the Permanent Collection of the United States Library of Congress, Prints and Photographs Division, Washington, DC; il Mart Museum of Modern and Contemporary Art di Trento e Rovereto; la 500 Capp Street Foundation, San Francisco; MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma; The Armory Show, New York e MACRO Testaccio, Roma. Tra i moltissimi grant e residency internazionali ricordiamo la sua partecipazione a Location One International Artist Residency Program a New York (2008), LMCC Lower Manhattan Cultural Council (2009), e il MIA Artist Space / Columbia University Department of Fine Arts (2010). Nel 2011 ha ricevuto il New York Exposure Prize ed è stato nominato per il prestigioso Deutsche Börse Photography Prize. Nel 2016, il Museo del Mart di Trento e Rovereto ha presentato la prima retrospettiva midcareer di Galvani in Europa. Nel 2017, il suo lavoro è stato selezionato per rappresentare la Deutsche Bank Collection a Frieze New York. Nel 2019 ha ricevuto il prestigioso Audemars Piguet Prize.
Andrea Galvani (nato in Italia nel 1973) vive e lavora da molti anni tra New York e Città del Messico. La sua ricerca concettuale si avvale di fotografia, disegno, scultura, performance, neon, materiali d’archivo e grandi audio e video installazioni che vengo sviluppate intorno all’ architettura degli spazi espositivi. I suoi progetti sembrano aumentare la nostra consapevolezza, attingendo a concetti e strumenti provenienti da diverse discipline e assumendo spesso linguaggi e metodologie di carattere scientifico.
Il lavoro di Galvani è stato esposto a livello internazionale in importanti musei e spazi istituzionali tra cui ricordiamo: il Whitney Museum di New York, la 4th Moscow Biennale of Contemporary Art di Mosca, Mediations Biennale di Poznan, in Polonia, Aperture Foundation, New York; The Calder Foundation, New York; Pavilion – Center for Contemporary Art and Culture, Bucharest; il Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; Museo Macro, Roma; GAMeC, Bergamo; De Brakke Grond, Amsterdam; Den Frie Centre of Contemporary Art, Copenaghen; Sculpture Center, New York; e molti altri. Le sue opere fanno parte delle principali collezioni pubbliche e private in Europa, nelle Americhe, in Asia e in Africa, tra cui: la Collezione permanente presso il Dallas Museum of Art, Texas; Deutsche Bank Collection, Londra; Artist Pension Trust, New York; la Contemporary Art Society, Aspen Collection, New York; la UniCredit Art Collection, Milano; the Permanent Collection of the United States Library of Congress, Prints and Photographs Division, Washington, DC; il Mart Museum of Modern and Contemporary Art di Trento e Rovereto; la 500 Capp Street Foundation, San Francisco; MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma; The Armory Show, New York e MACRO Testaccio, Roma. Tra i moltissimi grant e residency internazionali ricordiamo la sua partecipazione a Location One International Artist Residency Program a New York (2008), LMCC Lower Manhattan Cultural Council (2009), e il MIA Artist Space / Columbia University Department of Fine Arts (2010). Nel 2011 ha ricevuto il New York Exposure Prize ed è stato nominato per il prestigioso Deutsche Börse Photography Prize. Nel 2016, il Museo del Mart di Trento e Rovereto ha presentato la prima retrospettiva midcareer di Galvani in Europa. Nel 2017, il suo lavoro è stato selezionato per rappresentare la Deutsche Bank Collection a Frieze New York. Nel 2019 ha ricevuto il prestigioso Audemars Piguet Prize.

Gerold Miller, nato nel 1961 a Altshausen (Germania), vive e lavora a Berlino.
Miller ha studiato dal 1984 al 1989 scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Stoccarda con Jürgen Brodwolf. Dal 1989 al 1992 ha ricevuto una borsa di studio dallo stato del Baden-Württemberg, negli anni successivi ha ricevuto altre borse di studio tra Parigi, Poznań e Sydney.
Le sue opere sono esposte e apprezzate in musei di tutto il mondo. Ha avuto mostre personali, tra gli altri, alla Walter Storms Galerie, Monaco (2018) Galerie Mehdi Chouakri, Berlino (2017); Galería Casado Santapau, Madrid (2016); Galerie Nikolaus Ruzicska, Salisburgo (2015); Mies van der Rohe Haus di Berlino (2014); al Museum gegenstandsfreier Kunst, a Otterndorf, in Germania (2010); alla CAN, a Neuchâtel, in Svizzera (2006); alla Kunsthalle Vierseithof, Luckenwalde, Germania (2003), la sua installazione all’aperto è stata presentata presso la sede di Daimler Maybach a Stoccarda, in Germania (2003); Miller è stato oggetto di una grande mostra personale alla Nationalgalerie im Hamburger Bahnhof, Museum für Gegenwart, Berlino, Germania (2002); al Städtisches Kunstmuseum, Singen, Germania (2001); al CCNOA – Centre for Contemporary Non-Objective Art, Bruxelles, Belgio (2001); presso l’Artspace, Visual Arts Centre, a Sydney, in Australia (1999); al Städtische Galerie Altes Theater, a Ravensburg, in Germania (1997); alla Städtische Galerie im Kornhaus, Kirchheim / Teck, Germania (1993). Recentemente ha anche partecipato a numerose mostre collettive in molti musei internazionali, tra cui ricordiamo: il Kunstmuseum Singen, Singen, Germania (2018); Aldo Chaparro Studio, Città del Messico (2018); il Kunstmuseum Bremerhaven, Germania (2017), il MASILugano Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano, Svizzera (2017); Museum Ritter, Waldenbuch, Germania (2017); Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk, Danimarca (2016); il Städtisches Kunstmuseum, Singen, Germania (2014).
Il lavoro di Gerold Miller è rappresentato in collezioni in tutto il mondo, tra cui citiamo: Louisiana Museum of Modern Art, Humlebaek; Kunstmuseum Stuttgart, Stoccarda; NOMA New Orleans Museum of Art, New Orleans; Société Générale, Parigi; Bundesministerium für Kunst, Vienna / Wien; Mallorca Art Foundation, Maiorca; Fondazione Rozenblum, Buenos Aires.
Gerold Miller, nato nel 1961 a Altshausen (Germania), vive e lavora a Berlino.
Miller ha studiato dal 1984 al 1989 scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Stoccarda con Jürgen Brodwolf. Dal 1989 al 1992 ha ricevuto una borsa di studio dallo stato del Baden-Württemberg, negli anni successivi ha ricevuto altre borse di studio tra Parigi, Poznań e Sydney.
Le sue opere sono esposte e apprezzate in musei di tutto il mondo. Ha avuto mostre personali, tra gli altri, alla Walter Storms Galerie, Monaco (2018) Galerie Mehdi Chouakri, Berlino (2017); Galería Casado Santapau, Madrid (2016); Galerie Nikolaus Ruzicska, Salisburgo (2015); Mies van der Rohe Haus di Berlino (2014); al Museum gegenstandsfreier Kunst, a Otterndorf, in Germania (2010); alla CAN, a Neuchâtel, in Svizzera (2006); alla Kunsthalle Vierseithof, Luckenwalde, Germania (2003), la sua installazione all’aperto è stata presentata presso la sede di Daimler Maybach a Stoccarda, in Germania (2003); Miller è stato oggetto di una grande mostra personale alla Nationalgalerie im Hamburger Bahnhof, Museum für Gegenwart, Berlino, Germania (2002); al Städtisches Kunstmuseum, Singen, Germania (2001); al CCNOA – Centre for Contemporary Non-Objective Art, Bruxelles, Belgio (2001); presso l’Artspace, Visual Arts Centre, a Sydney, in Australia (1999); al Städtische Galerie Altes Theater, a Ravensburg, in Germania (1997); alla Städtische Galerie im Kornhaus, Kirchheim / Teck, Germania (1993). Recentemente ha anche partecipato a numerose mostre collettive in molti musei internazionali, tra cui ricordiamo: il Kunstmuseum Singen, Singen, Germania (2018); Aldo Chaparro Studio, Città del Messico (2018); il Kunstmuseum Bremerhaven, Germania (2017), il MASILugano Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano, Svizzera (2017); Museum Ritter, Waldenbuch, Germania (2017); Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk, Danimarca (2016); il Städtisches Kunstmuseum, Singen, Germania (2014).
Il lavoro di Gerold Miller è rappresentato in collezioni in tutto il mondo, tra cui citiamo: Louisiana Museum of Modern Art, Humlebaek; Kunstmuseum Stuttgart, Stoccarda; NOMA New Orleans Museum of Art, New Orleans; Société Générale, Parigi; Bundesministerium für Kunst, Vienna / Wien; Mallorca Art Foundation, Maiorca; Fondazione Rozenblum, Buenos Aires.




- Michael Staniak


- Levi van Veluw



