ZONAMACO

Eduardo Secci è lieto di annunciare la sua partecipazione a ZONA MACO, dal 9 al 13 febbraio 2022 a Città del Messico, con una selezione di opere degli artisti rappresentati: Alejandro Almanza Pereda, Andrea Galvani, Enrique Martinez Celaya, Joshua Hagler, Kevin Francis Gray, Levi Van Veluw, Marco Tirelli, Radu Oreian e Stanley Casselman.
STAND # C126
Anteprima stampa/VIP:
Mercoledì 9 febbraio, dalle 12 alle 17
Ingresso generale:
Mer, 9 febbraio 2022, 19.00 – 21.00
giovedì 10 febbraio 2022, dalle 13:00 alle 21:00
ven, 11 febbraio 2022, 13:00 – 21:00
sabato, 12 febbraio 2022, dalle 13:00 alle 21:00
domenica, 13 febbraio 2022, dalle 11:00 alle 19:00
Eduardo Secci è lieto di annunciare la sua partecipazione a ZONA MACO, dal 9 al 13 febbraio 2022 a Città del Messico, con una selezione di opere degli artisti rappresentati: Alejandro Almanza Pereda, Andrea Galvani, Enrique Martinez Celaya, Joshua Hagler, Kevin Francis Gray, Levi Van Veluw, Marco Tirelli, Radu Oreian e Stanley Casselman.
STAND # C126
Anteprima stampa/VIP:
Mercoledì 9 febbraio, dalle 12 alle 17
Ingresso generale:
Mer, 9 febbraio 2022, 19.00 – 21.00
giovedì 10 febbraio 2022, dalle 13:00 alle 21:00
ven, 11 febbraio 2022, 13:00 – 21:00
sabato, 12 febbraio 2022, dalle 13:00 alle 21:00
domenica, 13 febbraio 2022, dalle 11:00 alle 19:00
- InquireLevi-van-Veluw-Rising spheres-1
- InquireScopri il lavoro diEnrique Martínez CelayaEnrique Martínez CelayaSchermata 2022-12-14 alle 10.42.34
- Installation Views ZONAMACO 2022, Photo Mauricio Aguilar, Courtesy of the artist and Eduardo Secci Florence – Milan
- Levi-van-Veluw-Rising spheres-1
- Joshua Hagler, Schermata 2022-12-14 alle 10.41.19
- Enrique Martínez Celaya, Schermata 2022-12-14 alle 10.42.34
Alejandro Almanza Pereda nasce a Città del Messico nel 1977 e consegue un Master in Arte presso l’Hunter College di New York. Attualmente vive a Guadalajara in Messico. L’artista ha subito l’influenza del vivere in differenti zone del Messico e degli Stati Uniti d’America. Ha in questo modo sviluppato un profondo interesse per come le varie culture concepiscano il senso del pericolo e del rischio. La sua pratica si focalizza sull’ambito della materialità attraverso la creazione di oggetti “azzardati” in senso concettuale e fisico, come le sue sculture oppure le fotografie e video subacquei. Le proprie opere esplorano gli specifici paradigmi culturali di sicurezza, pericolo e architettura attraverso la giustapposizione di materiali e oggetti. Questi assemblaggi trasmettono un senso di tensione con specifiche indagini sui temi della fragilità, valore, peso e potere. Egli integra oggetti quotidiani in sculture in larga scala, che sfidano il tema della durabilità dell’oggetto e la sua capacità di creare una struttura stabile. L’uso frequente della luce al neon, per esempio, è dovuto in parte al suo interesse per la simultaneità della fragilità e della forza di questi oggetti, che possono infatti andare facilmente in frantumi, ma anche in qualche modo resistere a una significativa pressione. Traendo ispirazione dagli oggetti che seleziona, Almaza Pereda schiva la narratività in favore della materialità. Sebbene il suo lavoro risenta dell’influenza della natura morta di origine olandese, possono giungere al surreale, come accade nella serie di lavori più recenti che sperimentano la fotografia sott’acqua. Ha realizzato mostre personali in molte istituzioni come il San Francisco Art Institute; Museo El Eco, Città del Messico; Art in General New York; Stanley Rubin Center, El Paso TX; College of Wooster Art Museum Ohio; ChertLüdde a Berlino. Le sue opere sono state esposte alla Istanbul Biennal, ASU Museum; Museo de Arte Moderno, Mexico City; Dublin Contemporary 2011; 6a Bienal de Curitiba Brazil; El Museo del Barrio e the Queens Museum, entrambi a New York. Alejandro ha frequentato il programma di residenza Skowhegan and Bemis Art, ed è anche stato vincitore del CIFO Grant Program, the Harpo Foundation Grant program e the Harker Award for Interdisciplinary Studies. Il suo lavoro è entrato a far parte dell’Art 21 close up series. È attualmente membro di LA RUBIA TE BESA un progetto di Art band.
Alejandro Almanza Pereda nasce a Città del Messico nel 1977 e consegue un Master in Arte presso l’Hunter College di New York. Attualmente vive a Guadalajara in Messico. L’artista ha subito l’influenza del vivere in differenti zone del Messico e degli Stati Uniti d’America. Ha in questo modo sviluppato un profondo interesse per come le varie culture concepiscano il senso del pericolo e del rischio. La sua pratica si focalizza sull’ambito della materialità attraverso la creazione di oggetti “azzardati” in senso concettuale e fisico, come le sue sculture oppure le fotografie e video subacquei. Le proprie opere esplorano gli specifici paradigmi culturali di sicurezza, pericolo e architettura attraverso la giustapposizione di materiali e oggetti. Questi assemblaggi trasmettono un senso di tensione con specifiche indagini sui temi della fragilità, valore, peso e potere. Egli integra oggetti quotidiani in sculture in larga scala, che sfidano il tema della durabilità dell’oggetto e la sua capacità di creare una struttura stabile. L’uso frequente della luce al neon, per esempio, è dovuto in parte al suo interesse per la simultaneità della fragilità e della forza di questi oggetti, che possono infatti andare facilmente in frantumi, ma anche in qualche modo resistere a una significativa pressione. Traendo ispirazione dagli oggetti che seleziona, Almaza Pereda schiva la narratività in favore della materialità. Sebbene il suo lavoro risenta dell’influenza della natura morta di origine olandese, possono giungere al surreale, come accade nella serie di lavori più recenti che sperimentano la fotografia sott’acqua. Ha realizzato mostre personali in molte istituzioni come il San Francisco Art Institute; Museo El Eco, Città del Messico; Art in General New York; Stanley Rubin Center, El Paso TX; College of Wooster Art Museum Ohio; ChertLüdde a Berlino. Le sue opere sono state esposte alla Istanbul Biennal, ASU Museum; Museo de Arte Moderno, Mexico City; Dublin Contemporary 2011; 6a Bienal de Curitiba Brazil; El Museo del Barrio e the Queens Museum, entrambi a New York. Alejandro ha frequentato il programma di residenza Skowhegan and Bemis Art, ed è anche stato vincitore del CIFO Grant Program, the Harpo Foundation Grant program e the Harker Award for Interdisciplinary Studies. Il suo lavoro è entrato a far parte dell’Art 21 close up series. È attualmente membro di LA RUBIA TE BESA un progetto di Art band.
Andrea Galvani (nato in Italia nel 1973) vive e lavora da molti anni tra New York e Città del Messico. La sua ricerca concettuale si avvale di fotografia, disegno, scultura, performance, neon, materiali d’archivo e grandi audio e video installazioni che vengo sviluppate intorno all’ architettura degli spazi espositivi. I suoi progetti sembrano aumentare la nostra consapevolezza, attingendo a concetti e strumenti provenienti da diverse discipline e assumendo spesso linguaggi e metodologie di carattere scientifico.
Il lavoro di Galvani è stato esposto a livello internazionale in importanti musei e spazi istituzionali tra cui ricordiamo: il Whitney Museum di New York, la 4th Moscow Biennale of Contemporary Art di Mosca, Mediations Biennale di Poznan, in Polonia, Aperture Foundation, New York; The Calder Foundation, New York; Pavilion – Center for Contemporary Art and Culture, Bucharest; il Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; Museo Macro, Roma; GAMeC, Bergamo; De Brakke Grond, Amsterdam; Den Frie Centre of Contemporary Art, Copenaghen; Sculpture Center, New York; e molti altri. Le sue opere fanno parte delle principali collezioni pubbliche e private in Europa, nelle Americhe, in Asia e in Africa, tra cui: la Collezione permanente presso il Dallas Museum of Art, Texas; Deutsche Bank Collection, Londra; Artist Pension Trust, New York; la Contemporary Art Society, Aspen Collection, New York; la UniCredit Art Collection, Milano; the Permanent Collection of the United States Library of Congress, Prints and Photographs Division, Washington, DC; il Mart Museum of Modern and Contemporary Art di Trento e Rovereto; la 500 Capp Street Foundation, San Francisco; MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma; The Armory Show, New York e MACRO Testaccio, Roma. Tra i moltissimi grant e residency internazionali ricordiamo la sua partecipazione a Location One International Artist Residency Program a New York (2008), LMCC Lower Manhattan Cultural Council (2009), e il MIA Artist Space / Columbia University Department of Fine Arts (2010). Nel 2011 ha ricevuto il New York Exposure Prize ed è stato nominato per il prestigioso Deutsche Börse Photography Prize. Nel 2016, il Museo del Mart di Trento e Rovereto ha presentato la prima retrospettiva midcareer di Galvani in Europa. Nel 2017, il suo lavoro è stato selezionato per rappresentare la Deutsche Bank Collection a Frieze New York. Nel 2019 ha ricevuto il prestigioso Audemars Piguet Prize.
Andrea Galvani (nato in Italia nel 1973) vive e lavora da molti anni tra New York e Città del Messico. La sua ricerca concettuale si avvale di fotografia, disegno, scultura, performance, neon, materiali d’archivo e grandi audio e video installazioni che vengo sviluppate intorno all’ architettura degli spazi espositivi. I suoi progetti sembrano aumentare la nostra consapevolezza, attingendo a concetti e strumenti provenienti da diverse discipline e assumendo spesso linguaggi e metodologie di carattere scientifico.
Il lavoro di Galvani è stato esposto a livello internazionale in importanti musei e spazi istituzionali tra cui ricordiamo: il Whitney Museum di New York, la 4th Moscow Biennale of Contemporary Art di Mosca, Mediations Biennale di Poznan, in Polonia, Aperture Foundation, New York; The Calder Foundation, New York; Pavilion – Center for Contemporary Art and Culture, Bucharest; il Mart Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; Museo Macro, Roma; GAMeC, Bergamo; De Brakke Grond, Amsterdam; Den Frie Centre of Contemporary Art, Copenaghen; Sculpture Center, New York; e molti altri. Le sue opere fanno parte delle principali collezioni pubbliche e private in Europa, nelle Americhe, in Asia e in Africa, tra cui: la Collezione permanente presso il Dallas Museum of Art, Texas; Deutsche Bank Collection, Londra; Artist Pension Trust, New York; la Contemporary Art Society, Aspen Collection, New York; la UniCredit Art Collection, Milano; the Permanent Collection of the United States Library of Congress, Prints and Photographs Division, Washington, DC; il Mart Museum of Modern and Contemporary Art di Trento e Rovereto; la 500 Capp Street Foundation, San Francisco; MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma; The Armory Show, New York e MACRO Testaccio, Roma. Tra i moltissimi grant e residency internazionali ricordiamo la sua partecipazione a Location One International Artist Residency Program a New York (2008), LMCC Lower Manhattan Cultural Council (2009), e il MIA Artist Space / Columbia University Department of Fine Arts (2010). Nel 2011 ha ricevuto il New York Exposure Prize ed è stato nominato per il prestigioso Deutsche Börse Photography Prize. Nel 2016, il Museo del Mart di Trento e Rovereto ha presentato la prima retrospettiva midcareer di Galvani in Europa. Nel 2017, il suo lavoro è stato selezionato per rappresentare la Deutsche Bank Collection a Frieze New York. Nel 2019 ha ricevuto il prestigioso Audemars Piguet Prize.

Levi van Veluw, nato nel 1985 a Hoevelaken (Paesi Bassi), vive e lavora ad Amsterdam. Dopo gli studi all’ArtEZ University of the Arts ad Arnhem (2007) concepisce lavori multidisciplinari, che includono installazioni scenografiche, fotografie, video, sculture e disegni. Van Veluw basa la sua pratica sull’idea di una realtà alternativa, creando un laboratorio visivo in cui sono presenti sia l’ordine che il caos. L’artista indaga la relatività della materia e attinge a teorie scientifiche e fisiche per affrontare dilemmi esistenziali. Le sue installazioni misteriose e sensoriali incoraggiano l’osservatore a riflettere sullo sviluppo di una nuova conoscenza, derivante dal desiderio di un universo regolato, pur riconoscendo l’impossibilità razionale del controllo totale.
Tra le sue mostre personali più recenti ricordiamo: Videocittà, Roma (2021); Eduardo Secci, Firenze (2020); Rijksmuseum Twenthe, Enschede, Paesi Bassi (2020); Praz-Delavallade, Parigi (2020); Het HEM, Zaandam, Paesi Bassi (2020); Tenuta Dello Scompiglio, Lucca (2019); Domaine de Kerguéhennec, Bignan, Francia (2018); La Galerie Particulière, Parigi (2017); Galerie Ron Mandos, Amsterdam (2019); Rosenfeld Porcini Gallery, Londra (2016). Tra le numerose mostre collettive: Museum Kranenburgh, Bergen, Paesi Bassi (2017); labellisée Normandie Impressonniste 2016, Jumièges, Francia; Museum de Fundatie, Zwolle, Paesi Bassi (2016); Maddox Arts, Londra (2015).
Van Veluw ha inoltre preso parte a importanti fiere internazionali come Zona Maco (2018); The Armory Show, New York (2017); Art Brussels (2016); Chicago Art Fair (2016); Volta Basel (2012) e the Barcelona Loop Fair Barcelona (2014).
Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, come BoLe sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, come Borusan Contemporary Collection, Caldic Collection, Ekard Collection e KPMG Art Collection.
Levi van Veluw, nato nel 1985 a Hoevelaken (Paesi Bassi), vive e lavora ad Amsterdam. Dopo gli studi all’ArtEZ University of the Arts ad Arnhem (2007) concepisce lavori multidisciplinari, che includono installazioni scenografiche, fotografie, video, sculture e disegni. Van Veluw basa la sua pratica sull’idea di una realtà alternativa, creando un laboratorio visivo in cui sono presenti sia l’ordine che il caos. L’artista indaga la relatività della materia e attinge a teorie scientifiche e fisiche per affrontare dilemmi esistenziali. Le sue installazioni misteriose e sensoriali incoraggiano l’osservatore a riflettere sullo sviluppo di una nuova conoscenza, derivante dal desiderio di un universo regolato, pur riconoscendo l’impossibilità razionale del controllo totale.
Tra le sue mostre personali più recenti ricordiamo: Videocittà, Roma (2021); Eduardo Secci, Firenze (2020); Rijksmuseum Twenthe, Enschede, Paesi Bassi (2020); Praz-Delavallade, Parigi (2020); Het HEM, Zaandam, Paesi Bassi (2020); Tenuta Dello Scompiglio, Lucca (2019); Domaine de Kerguéhennec, Bignan, Francia (2018); La Galerie Particulière, Parigi (2017); Galerie Ron Mandos, Amsterdam (2019); Rosenfeld Porcini Gallery, Londra (2016). Tra le numerose mostre collettive: Museum Kranenburgh, Bergen, Paesi Bassi (2017); labellisée Normandie Impressonniste 2016, Jumièges, Francia; Museum de Fundatie, Zwolle, Paesi Bassi (2016); Maddox Arts, Londra (2015).
Van Veluw ha inoltre preso parte a importanti fiere internazionali come Zona Maco (2018); The Armory Show, New York (2017); Art Brussels (2016); Chicago Art Fair (2016); Volta Basel (2012) e the Barcelona Loop Fair Barcelona (2014).
Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, come BoLe sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, come Borusan Contemporary Collection, Caldic Collection, Ekard Collection e KPMG Art Collection.

Marco Tirelli è nato a Roma nel 1956, attualmente vive e lavora tra Roma e Spoleto.
Tirelli ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma dove si è laureato in Scenografia con Toti Scialoja. I dipinti di Tirelli ritraggono soggetti astratti e forme indeterminate che interagiscono con luci e ombre, tali che sembrano occupare uno spazio tridimensionale. Le forme sulle sue tele monumentali sono rese mediante un leggero sfumato che Tirelli ha perfezionato nel corso degli anni, creando accurate gradazioni di tonalità con il carboncino su carta. Infatti nei suoi ultimi lavori i punti di luce e le ombre vengono realizzati attraverso la tecnica del puntinismo, utilizzando areografi anziché pennelli. Per mantenere la purezza dei colori, l’artista li filtra attraverso il tulle e in seguito li diluisce per ottenere diversi gradi di viscosità. Recenti mostre personali includono: Marco Tirelli. Marco Tirelli, House of Art Ceské Budejovice, Repubblica Ceca (2020), Marco Tirelli, Axel Vervoordt Gallery, Kanaal, Belgio e Hong Kong (2018); Marco Tirelli, Palazzi Comunali, Sala delle Pietre, Todi (PG); Marco Tirelli, MAMC Musée d’art moderne et contemporain Saint-Etienne Métropole, Francia; Marco Tirelli, Fondazione Pastificio Cerere, Roma (2016) Osservatorio, Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive, Pesaro (2014); Marco Tirelli. Immaginario, Istituto Nazionale per la Grafica, Palazzo Poli, Roma (2013); Macro Testaccio, Museo d’Arte Contemporanea, Roma (2012); Museo di Palazzo Fortuny, Venezia (2010). Recenti mostre collettive includono: Il fregio dei Carracci. Opere a confronto, Palazzo Fava, Bologna (2019); Lo spazio dell’immagine, collezione e nuove acquisizioni, MAXXI, Roma (2018); The Hilger collection 1st part. Works on paper and wood, HilgerBROTKunsthalle, Vienna (2016); Di mano in mano, Casa delle Letterature, Roma (2016); Proportio, Palazzo Fortuny, Venezia (2015); Biennale di Kochi Muziris, India (2014); Iconica, Arte Urbana al Foro Italico, Roma (2014); Opere della Collezione permanente/1, CAMUSAC, Cassino (2013); La Grande Magia, MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna (2013); La magnifica Ossessione, MART, Rovereto (20112); MACROwall: Eighties are Back!, MACRO, Roma (2012); Spazio. Dalle collezioni di arte e architettura del MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma (2010); Le collezioni 1958 – 2008, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (2010); Détournement Venice 2009, LIII Esposizione Internazionale d’Arte – evento parallelo, La Biennale di Venezia, Archivio di Stato, Venezia (2009). Inoltre ha partecipato ad importanti esposizioni internazionali: Bienal de Sao Paolo (1991); Biennale of Sydney (1990); Biennale de Paris (1985). Nel 2013 ha partecipato alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italiano Vice Versa.
Marco Tirelli è nato a Roma nel 1956, attualmente vive e lavora tra Roma e Spoleto.
Tirelli ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma dove si è laureato in Scenografia con Toti Scialoja. I dipinti di Tirelli ritraggono soggetti astratti e forme indeterminate che interagiscono con luci e ombre, tali che sembrano occupare uno spazio tridimensionale. Le forme sulle sue tele monumentali sono rese mediante un leggero sfumato che Tirelli ha perfezionato nel corso degli anni, creando accurate gradazioni di tonalità con il carboncino su carta. Infatti nei suoi ultimi lavori i punti di luce e le ombre vengono realizzati attraverso la tecnica del puntinismo, utilizzando areografi anziché pennelli. Per mantenere la purezza dei colori, l’artista li filtra attraverso il tulle e in seguito li diluisce per ottenere diversi gradi di viscosità. Recenti mostre personali includono: Marco Tirelli. Marco Tirelli, House of Art Ceské Budejovice, Repubblica Ceca (2020), Marco Tirelli, Axel Vervoordt Gallery, Kanaal, Belgio e Hong Kong (2018); Marco Tirelli, Palazzi Comunali, Sala delle Pietre, Todi (PG); Marco Tirelli, MAMC Musée d’art moderne et contemporain Saint-Etienne Métropole, Francia; Marco Tirelli, Fondazione Pastificio Cerere, Roma (2016) Osservatorio, Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive, Pesaro (2014); Marco Tirelli. Immaginario, Istituto Nazionale per la Grafica, Palazzo Poli, Roma (2013); Macro Testaccio, Museo d’Arte Contemporanea, Roma (2012); Museo di Palazzo Fortuny, Venezia (2010). Recenti mostre collettive includono: Il fregio dei Carracci. Opere a confronto, Palazzo Fava, Bologna (2019); Lo spazio dell’immagine, collezione e nuove acquisizioni, MAXXI, Roma (2018); The Hilger collection 1st part. Works on paper and wood, HilgerBROTKunsthalle, Vienna (2016); Di mano in mano, Casa delle Letterature, Roma (2016); Proportio, Palazzo Fortuny, Venezia (2015); Biennale di Kochi Muziris, India (2014); Iconica, Arte Urbana al Foro Italico, Roma (2014); Opere della Collezione permanente/1, CAMUSAC, Cassino (2013); La Grande Magia, MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna (2013); La magnifica Ossessione, MART, Rovereto (20112); MACROwall: Eighties are Back!, MACRO, Roma (2012); Spazio. Dalle collezioni di arte e architettura del MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, Roma (2010); Le collezioni 1958 – 2008, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (2010); Détournement Venice 2009, LIII Esposizione Internazionale d’Arte – evento parallelo, La Biennale di Venezia, Archivio di Stato, Venezia (2009). Inoltre ha partecipato ad importanti esposizioni internazionali: Bienal de Sao Paolo (1991); Biennale of Sydney (1990); Biennale de Paris (1985). Nel 2013 ha partecipato alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italiano Vice Versa.

Joshua Hagler (1979, Mountain Home Air Force Base, Idaho, Stati Uniti) vive e lavora a Roswell in Nuovo Messico, dove si è trasferito nel 2018 per partecipare al Roswell Artist-in-Residence Program. Ha conseguito una laurea in comunicazione visiva all’Università dell’Arizona a Tucson.
La ricerca personale ed i viaggi stimolano il percorso dell’artista determinando il modo con cui unisce le influenze creative al vissuto. Affronta diversi temi, tra cui la propria educazione di americano del Midwest, l’esplorazione del Nord America del XIX secolo, la fantascienza moderna e le tradizioni dell’arte religiosa italiana. Hagler confronta idee di estrema esperienza religiosa e nozioni di identità culturali e sociali. Realizza opere di grande formato con scene spesso distorte da pennellate fluide che sfociano nell’astrazione.
Tra le mostre, in cui ha esposto dipinti, sculture, video e animazioni: “The Living Circle Us”, a cura di David Anfam, Unit London, Londra, 2021; “Drawing in the Dark”, Cris Worley Fine Arts, Dallas, 2021; “Love Letters to the Poorly Regarded”, Roswell Museum and Art Center, Roswell, 2018; “The River Lethe”, Brand Library & Art Center, Los Angeles, 2018, “With Liberty and Justice for Some”, Children’s Museum of the Arts, New York, 2018; “Dreams and Fevers”, Torrance Art Museum, Los Angeles, 2018. Nel 2021 ha pubblicato la sua prima monografia “This is the Picture”. Inoltre, è autore di poesie e saggi.
Joshua Hagler (1979, Mountain Home Air Force Base, Idaho, Stati Uniti) vive e lavora a Roswell in Nuovo Messico, dove si è trasferito nel 2018 per partecipare al Roswell Artist-in-Residence Program. Ha conseguito una laurea in comunicazione visiva all’Università dell’Arizona a Tucson.
La ricerca personale ed i viaggi stimolano il percorso dell’artista determinando il modo con cui unisce le influenze creative al vissuto. Affronta diversi temi, tra cui la propria educazione di americano del Midwest, l’esplorazione del Nord America del XIX secolo, la fantascienza moderna e le tradizioni dell’arte religiosa italiana. Hagler confronta idee di estrema esperienza religiosa e nozioni di identità culturali e sociali. Realizza opere di grande formato con scene spesso distorte da pennellate fluide che sfociano nell’astrazione.
Tra le mostre, in cui ha esposto dipinti, sculture, video e animazioni: “The Living Circle Us”, a cura di David Anfam, Unit London, Londra, 2021; “Drawing in the Dark”, Cris Worley Fine Arts, Dallas, 2021; “Love Letters to the Poorly Regarded”, Roswell Museum and Art Center, Roswell, 2018; “The River Lethe”, Brand Library & Art Center, Los Angeles, 2018, “With Liberty and Justice for Some”, Children’s Museum of the Arts, New York, 2018; “Dreams and Fevers”, Torrance Art Museum, Los Angeles, 2018. Nel 2021 ha pubblicato la sua prima monografia “This is the Picture”. Inoltre, è autore di poesie e saggi.

Kevin Francis Gray, nato nel 1972 in Irlanda del Nord, vive e lavora tra Londra e l’Italia.
Kevin Francis Gray ha generato un corpo di lavoro che affronta la complessa relazione tra astrazione e figurazione. La sua ricerca artistica si basa sull’intersezione tra tecniche di scultura tradizionale e vita contemporanea. Anziché lavorare verso ideali di bellezza o di memoria, Gray si focalizza sugli effetti psicologici dei suoi soggetti, spesso sfruttando superfici materiche per esprimere stati mentali, posture facciali o corporee. Dopo dieci anni dedicati alla lavorazione del marmo, i nuovi lavori di Gray cercano di spingere la pratica scultorea dell’artista verso nuovi territori di espressione fisica e psicologica.
Si è laureato presso il National College of Art & Design di Dublino (1995) e presso la School of Art Institute di Chicago (1996), per poi proseguire con un Master in Belle Arti presso il Goldsmiths College di Londra. Lavora a stretto contatto con lo studio di marmo Giannoni, a Pietrasanta, noto per l’impiego di tecniche scultorie risalenti a Canova e Michelangelo. Le sue opere hanno fatto parte di mostre presso la Royal Academy, Londra, UK; il Sudeley Castle, Winchcombe, Gloucestershire, UK; il Museum of Contemporary Art della Val de- Marne, Parigi, Francia; il Nieuw Dakota, Amsterdam; il Palazzo Arti Napoli, Napoli, Italia; il Musee d’Art Moderne, Saint-Etienne, Francia; l’ARTIUM, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo, Vitoria-Gasteiz, Spagna; il Tel-Aviv Museum of Art, Tel Aviv, Israele; e l’Art Space, New York, USA.
Kevin Francis Gray, nato nel 1972 in Irlanda del Nord, vive e lavora tra Londra e l’Italia.
Kevin Francis Gray ha generato un corpo di lavoro che affronta la complessa relazione tra astrazione e figurazione. La sua ricerca artistica si basa sull’intersezione tra tecniche di scultura tradizionale e vita contemporanea. Anziché lavorare verso ideali di bellezza o di memoria, Gray si focalizza sugli effetti psicologici dei suoi soggetti, spesso sfruttando superfici materiche per esprimere stati mentali, posture facciali o corporee. Dopo dieci anni dedicati alla lavorazione del marmo, i nuovi lavori di Gray cercano di spingere la pratica scultorea dell’artista verso nuovi territori di espressione fisica e psicologica.
Si è laureato presso il National College of Art & Design di Dublino (1995) e presso la School of Art Institute di Chicago (1996), per poi proseguire con un Master in Belle Arti presso il Goldsmiths College di Londra. Lavora a stretto contatto con lo studio di marmo Giannoni, a Pietrasanta, noto per l’impiego di tecniche scultorie risalenti a Canova e Michelangelo. Le sue opere hanno fatto parte di mostre presso la Royal Academy, Londra, UK; il Sudeley Castle, Winchcombe, Gloucestershire, UK; il Museum of Contemporary Art della Val de- Marne, Parigi, Francia; il Nieuw Dakota, Amsterdam; il Palazzo Arti Napoli, Napoli, Italia; il Musee d’Art Moderne, Saint-Etienne, Francia; l’ARTIUM, Centro-Museo Vasco de Arte Contemporáneo, Vitoria-Gasteiz, Spagna; il Tel-Aviv Museum of Art, Tel Aviv, Israele; e l’Art Space, New York, USA.

Radu Oreian nasce nel 1984 a Târnăveni in Romania. Attualmente lavora e vive in Francia. Nel 2002 ha ottenuto una laurea all’Università di Arte e Design di Cluj-Napoca per poi continuare i suoi studi alla National University of Art di Bucharest dove si è diplomato nel 2007. La pratica di Radu Oreian trae fondamento dalle tecniche classiche del disegno e della pittura, esplorando come la storia, i miti antichi e gli archivi plasmano la nostra società e la nostra comprensione dell’umanità. Il filo rosso che attraversa ed unisce i lavori di Radu Oreian si manifesta nella creazione di una nuova impronta visiva meditativa dotata di una densità particolare che sembra esistere in uno stato pulsante di tensione e rilassamento.
Radu Oreian è stato protagonista di numerose mostre personali: SVIT Gallery, Befriending the memory muscle (Praga, 2020, con Ciprian Mureşan), Gallery Nosco, Microsripts and Melted Matters (Londra, 2019), Gallery ISA, Farewell To The Thinker of Thoughts (Mumbai, 2018). Tra i suoi progetti istituzionali: La Fondazione, Project Room (Roma, 2020, personale), The Last Agora, Plan B Foundation (Cluj-Napoca, 2019) e Chasseur d’Images, Musée de la Chasse et de la Nature (Parigi, 2019). Tra le sue mostre collettive: One in a million, Gallery Nosco (Marsiglia, 2018) e On The Sex of Angels, Nicodim Gallery (Bucarest, 2017).
Radu Oreian nasce nel 1984 a Târnăveni in Romania. Attualmente lavora e vive in Francia. Nel 2002 ha ottenuto una laurea all’Università di Arte e Design di Cluj-Napoca per poi continuare i suoi studi alla National University of Art di Bucharest dove si è diplomato nel 2007. La pratica di Radu Oreian trae fondamento dalle tecniche classiche del disegno e della pittura, esplorando come la storia, i miti antichi e gli archivi plasmano la nostra società e la nostra comprensione dell’umanità. Il filo rosso che attraversa ed unisce i lavori di Radu Oreian si manifesta nella creazione di una nuova impronta visiva meditativa dotata di una densità particolare che sembra esistere in uno stato pulsante di tensione e rilassamento.
Radu Oreian è stato protagonista di numerose mostre personali: SVIT Gallery, Befriending the memory muscle (Praga, 2020, con Ciprian Mureşan), Gallery Nosco, Microsripts and Melted Matters (Londra, 2019), Gallery ISA, Farewell To The Thinker of Thoughts (Mumbai, 2018). Tra i suoi progetti istituzionali: La Fondazione, Project Room (Roma, 2020, personale), The Last Agora, Plan B Foundation (Cluj-Napoca, 2019) e Chasseur d’Images, Musée de la Chasse et de la Nature (Parigi, 2019). Tra le sue mostre collettive: One in a million, Gallery Nosco (Marsiglia, 2018) e On The Sex of Angels, Nicodim Gallery (Bucarest, 2017).





- Radu Oreian


- Marco Tirelli



