I mondi alternativi di Theo Triantafyllidis in mostra a Verona
All’interno di Spazio Vitale, Sisyphean Cycles guida lo spettatore in un percorso narrativo articolato dal quale emerge un’inesorabile critica del presente
In occasione di Art Verona 2023, Spazio Vitale apre al pubblico con la personale di Theo Triantafyllidis (1988) dal titolo Sisyphean Cycles. Quattro opere-simulazione dell’artista greco, per la prima volta in un’unica installazione. Quattro mondi alternativi nati da un’inesorabile critica del presente, che guidano lo spettatore in un percorso narrativo articolato. Si tratta di software che simulano ambienti digitali immersivi, i quali possono essere automatizzati come interattivi, capaci di adattarsi a diversi display. Nella pratica artistica di Triantafyllidis si manifestano come esperienze di realtà virtuale e aumentata: performance, giochi e installazioni che interagiscono direttamente con chi guarda. L’artista infatti, permette allo spettatore di decidere se osservare oppure manipolare attivamente la composizione.
L’artista greco con base a Los Angeles, costruisce spazi virtuali e le interfacce necessarie per permettere al corpo umano di abitarli. Mondi secondari in cui il virtuale e il fisico si fondono in modi volutamente inquietanti e poetici. Lavora con media digitali per esplorare l’esperienza dello spazio, in realtà ibride. Attraverso il soggetto-mostro, che spesso identifica come suo alter-ego, affronta temi quali isolamento, sessualità e violenza, estremizzandone gli impulsi carnali ed emotivi.
Le opere in mostra sono esempi pratici del cosiddetto world buiding, letteralmente la creazione di un mondo immaginario, una pratica creativa che si sta sempre più popolarizzando nell’ambito artistico ma con radici nel mondo filosofico e letterario.
Tutte e quattro le opere si realizzano in un atmosfera catastrofica, appaiono come momenti differenti di apocalisse. I personaggi sono come imprigionati in un’azione unica, ripetuta e meccanica, quasi novelli Sisifo della virtualità. Abitano scenari quasi intercambiabili, posti in una sorta di fine del mondo atemporale.
Con l’opera Ork Haus (2022) viene rappresentata una famiglia di orchi all’interno del loro ambiente domestico. Sono intenti a vivere la loro vita fortemente influenzata dalle tecnologie digitali. Circondati da un contesto di desolazione e distruzione, rimangono indifferenti, assurdamente presi dalla loro quotidianità.
Con RadicalizationPipeline (2021) si assiste a una battaglia dove due orde apparentemente infinite si scontrano in un violento combattimento, brandendo grandi armi da mischia e gridando con voci distorte. L’opera prende ispirazione dall’assalto al parlamento statunitense avvenuto nel 2021 (anno di creazione del lavoro), e dall’ascesa di QAnon. Suggerisce una correlazione tra rappresentazioni fantasy e radicalizzazioni politiche. Si instaura così una riflessione sulla natura dei social media, che creano comunità di pensieri, stimolando il processo di radicalizzazione politica attraverso il cosiddetto “bias di conferma”. L’artista marcia su immaginari comuni e li riformula in chiave surreale.
Con Ritual (2020) si avvale di una sorta di ready-made spaziale e immaginario. In un tempo sconosciuto e post-apocalittico, la mancanza di presenza umana permette la nascita di un nuovo ecosistema animale, dove esseri viventi convivono nel ritmo ripetitivo di uno strano rituale.
Ritroviamo formiche e insetti anche nell’ultimo lavoro, BugSim (Pherormone Spa) (2022), intenti a prendersi cura di una preziosa fetta di vita microscopica conservata in un terrario per cure intensive. Sullo sfondo, una figura misteriosa e inquietante che le osserva incessantemente, in attesa di qualcosa, una nascita o una distruzione.
Attraverso la sua pratica artistica, Triantafyllidis indaga la relazione tra l’emozione e la tecnologia. La distorsione inevitabile che le tecnologie digitali applicano sulla nostra percezione della realtà. L’artista nato alla fine degli anni ’80 appartiene infatti a quella generazione cresciuta con l’avvento di internet che ha potuto fare esperienza in prima persona di come la tecnologia abbia usato l’uomo come agente attivo della sua evoluzione.
Lo spazio si pone l’obiettivo di sollecitare una riflessione critica su questa relazione tra umano e tecnologia allo scopo di reimpostarla su un piano di co-evoluzione armonica e di maggiore equilibrio.
Attraverso l’arte, attività sentimentalmente umana, vuole restituire centralità al corpo e alle componenti non razionali dell’intelligenza antropica, ossia quelle emotive e narrative.